Ma la Sapienza da dove si trae?

by Mauro 26. febbraio 2013 18:00

      Giobbe al capitolo 28 parla di luoghi impervi con montagne di selce, rocce di formazione calcarea marina, che nel loro profondo, ove non arriva luce, celano giacimenti di rame o altri metalli. Luoghi ove pochi uomini arrivano e lì, in un contesto al limite della sopravvivenza, scandagliano il fondo dei fiumi e scavano gallerie. Ebbene l’essere umano può anche arrivare a conoscere e scrutare questi luoghi, come a credere di superare ogni limite, ma Giobbe pone l’eloquente interrogativo: Ma la sapienza da dove si trae?
          Tornando dal deserto del Negev mi risuona in modo del tutto nuovo questa pagina ove l’autore cercando la Sapienza si sofferma nell’apprezzare il complesso processo di estrazione del metallo dalla roccia.
          Comprendo ora la minuziosità con cui ha descritto quel paesaggio ed il reperimento dei metalli preziosi ivi celati. Un luogo in cui la vita, qualsiasi vita, è messa a dura prova allo stremo delle forze e della capacità di sopportazione propria dell’umano.
          Attraversando la valle dell’Araba con la sua conformazione fluviale, snodandosi in più crateri desertici fino ad arrivare ad una depressione pari a 420 mt sotto il livello del mare ho potuto constatare  quanto faticoso possa essere stato per l’uomo vivere e lavorare in quel luogo.
         Miniere per l’estrazione del rame sono ancora oggi osservabili, i metalli quali oro, argento, rame e ferro, originati dai vapori umidi liberati dalla terra sotto l’effetto del calore del sole, venivano estratti attraverso un laborioso lavoro.  Siamo nel Calcolitico, ossia l’età del rame che inizia nel V° millennio a.C., quando in questa regione la roccia veniva scavata, formando lunghi cunicoli per l’estrazione del rame.
         In realtà già duemila anni prima venivano usati oggetti in metallo ma questo veniva rinvenuto da giacimenti depositati allo stato naturale che presto però si esaurirono per cui l’uomo dovette ingegnarsi. Infatti quando iniziò una maggiore organizzazione sociale si poté semplificare il lavoro agricolo e l’allevamento, di conseguenza fu possibile dedicarsi alla estrazione e alla lavorazione dei minerali di rame per creare utensili da lavoro o ai fini decorativi. Questo favorì la formazione di veri e propri insediamenti urbani pur’anche in tale regione.
         Giobbe indica come vi si trovino luoghi in cui l’oro veniva fuso e quindi separato dai granelli di sabbia, il rame ad alta temperatura, 1000°, separato in vapore dalla pietra.

         Sono visibili ancora i forni con tiraggio forzato, proprio perché per raggiungere simile temperatura era necessario mantenere costante la presenza di ossigeno in modo da non far diminuire il processo di combustione. Il tiraggio avveniva per mezzo di  due mantici di pelle di animale su cui si premeva con i piedi e a cui era collegata la canna che adduceva l’aria nel forno. Oltretutto la corrente d’aria che veniva immessa favoriva l’ossidazione di tutte le impurità che in questo modo rimanevano in superficie separandosi dal rame.
          Giobbe descrive la straordinaria capacità dell’uomo, ma la sapienza da dove si trae?
La meditazione continua …

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