“L’uomo di fede, il credente di ogni specie, è necessariamente un uomo dipendente, un uomo che non può disporre se stesso come scopo, che non può in generale disporre scopi derivandoli da se stesso.
Il credente non si appartiene, egli può essere soltanto un mezzo, egli deve essere usato, sente la necessità che qualcuno lo usi”.
Non so se Friedrich Nietzsche, quando nel 1888 ha scritto queste righe, si è reso conto dell’apprezzamento che, con esse, ha fatto del cristiano.
È proprio vero, il discepolo di Cristo non si appartiene, vive alla sequela del Maestro, sa di non vivere di luce propria e ha rinunciato alle seduttive proposte di potere e di appagamento momentaneo in vista della meta, per lui ben più grande.
Ecco, mi chiedo: è davvero libero l’uomo che entrando nel sistema di questo mondo nutre bisogni sempre più smodati ed insaziabili,
oppure è indipendente chi ha saputo scegliere una strada che ha il sapore della fatica quotidiana, che non ammette prezzo o moneta di scambio, e che rifiuta di consegnare potere sulla propria vita all’Opinione del momento?
La consapevolezza di sentirsi “usati”, penso, è la più grande libertà che l’essere umano possa procurarsi in questo mondo!
Certo, c’è ancora chi crede di essere veramente libero ed indipendente…