La mancanza va custodita

by Mauro 9. novembre 2018 08:26

      “Nulla sappiamo di questo svanire che non accade a noi”, così scriveva Rilke in Esperienza della morte. Ed è proprio vero, di fronte all'epilogo di una vita si può solo tacere e restare in muto silenzio denso di significato.

       La mancanza va custodita, lascia dentro la risonanza della vita di chi ci ha lasciati e continua la sua narrazione in un modo inedito e, seppur ferito, colmo di ogni istante prezioso. È come se una nuova luce  illuminasse il volto, i gesti, la quotidianità della persona cara, la memoria si fa densa di commozione.

      Ci sono morti, sovente improvvise, che ti fanno cogliere il valore di una persona a partire dall'ultimo momento. È così che ieri sera abbiamo ricordato, in preghiera, Giuseppe Liotta medico che ha perso la vita nel mentre che andava a lavorare in una burrascosa notte che ha ferito gravemente la nostra terra di Sicilia sabato scorso.

      Non si è tirato indietro Giuseppe, non ha fatto una telefonata per congedarsi plausibilmente dal turno giornaliero nell'ospedale di Corleone, è andato! È quel che accade quando ti senti dentro la vita per vocazione e quel che compi lo fai perchè percepisci il senso della tua parte, quella che in quel momento ti viene affidata.

Alla veglia di preghiera ieri sera molti colleghi e amici attestavano la bontà di Giuseppe, il suo essere capace di mediare e trovare il lato buono delle cose. Entrare nel ricordo a volte è sconvolgente, tante sono le emozioni e il senso dell'assenza per quel che non è più. Eppure oltre lo sgomento c'è il sapore dei giorni condivisi, le radici che ha messo chi ha vissuto per davvero.

Sì, chi vive donandosi esprime la gratitudine per l'esistenza e questa procura germogli nuovi, aldilà dei confini e dei tempi.

Vivere d'amore è vivere di relazione profonda, l'amore non lo si crea, non fa parte della creazione. L'amore lo si riceve e lo si trasmette. Col suo silenzio, oggi, Giuseppe ci mostra la fonte e il compimento dell'Amore.

Dopo la Pasqua la morte non è più l'ultima parola, rimane abbandono ma che porta ad un oltre senza tempo, senza un prima e un dopo, è l'ingresso dell'eternità.

È così che Giuseppe rimarrà eternamente presente, così come è la fede in cui ha creduto, quella che lo ha reso figlio del Padre.

Da quel giorno in cui il Figlio, Gesù, è andato verso la morte senza preoccuparsi di se stesso e divenendo offerta piena. Oltre il Padre lo ha preso e Lui è venuto fuori la morte come Dio uomo, e dietro di Lui l'umanità redenta. Da allora una nuova umanità è capace di solcare questa terra, tutte le persone di buona volontà che nel loro nascondimento quotidiano si spendono, senza fine.

La paternità di Dio è arricchita, ora, da una multitudine di figli, ciascuno con la missione che gli è propria ma, tutti, rivolti verso la meta: il Cielo. 

 

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