La famiglia è chiamata a so-stare insieme

by Mauro 29. December 2011 10:51

           La famiglia è al centro del nostro tessuto sociale, ne tiene le trame permettendone la crescita ed il benessere. Penso che molto disagio oggi sia dovuto all’assenza di relazioni intime all’interno delle famiglie. Nuclei familiare formalmente perfetti, efficienti nella conduzione dell’economia domestica, capaci di sostenere gli intensi ritmi di lavoro dei due coniugi ed i molteplici impegni ed attività dei figli.

            Eppure incapaci di vivere relazioni elementari quali il gioco, il tempo libero condiviso assieme, il dialogo su ciò che si pensa e si vive, la condivisione di sogni, dei progetti  o delle difficoltà.
            Un indice significativo è l’incapacità a condividere la mensa so-stando in relazione, opportunità che sovente viene censurata a motivo del programma televisivo di turno. L'occasione del mangiare insieme invece è di straordinaria importanza: esprime condivisione, intimità, crea lo spazio vitale. Attraverso il cibo si ha la vita e se il cibo viene condiviso allora la propria vita viene percepita interdipendente dalla vita altrui.

             Significa fare spazio, avere la capacità di dare del proprio per far vivere riconoscendo, al contempo, l’importanza dell’altro per la propria vita. Quando si ama non è facile distinguere chi ne trae beneficio: se l’amante o l’amato.
Nell’amore si alimenta il desiderio dell’altro, nessuno è fatto per stare solo e la fame d’amore accomuna ogni essere umano. Ciò significa che la categoria propria dell’amore è il noi, non l’io e neanche il tu, si ha amore quando c’è una interdipendenza scelta. È la forza del legame che al contempo salda agape e pathos, amore e dolore. L’amore vero che sopravvive al dolore per la persona amata.
             Di quale dolore stiamo parlando? Il legame comporta un esporsi, un rendersi vulnerabile all’altro e proprio per questo dargli la possibilità di rifiutare il dono, o ancora di deludere. A questa esperienza l’essere umano potrebbe reagire con la chiusura chinandosi su se stesso e quindi nutrendo malessere, vendetta alimentando astio verso l’altro, o con la convinzione di controllare le future relazioni perdendo la spontaneità.

             L’amore vero è quello che sopravvive alla ferita provocata dal dolore e rimane aperto al perdono. L’amore è capace di sostenere il patos quando vede l’amato soffrire a motivo della caducità umana o addirittura a motivo della morte. Il senso di impotenza di fronte alla sofferenza altrui è fonte di profondo dolore. 
             L’esperienza di fede in Dio viene a sostenere chi soffre per amore, in quel caso lo stesso dolore può diventare fonde di crescita nell’amore. Bisogna però precisare un equivoco che scaturisce da un’errata esperienza religiosa che fa della relazione con il divino una sorta di feticcio che dovrebbe scongiurare i pericoli, le malattie e le difficoltà della vita. Diversamente nel senso cristiano la Provvidenza non sarà data dall’evitare questo passaggio attraverso il patos, ma consisterà nel potere vivere questa esperienza sostenuti dalla presenza di Dio, percepire che Lui non si allontana nel momento della sofferenza.

             Oggi come ieri il legame esprime un'apertura all'altro che crea interdipendenza, vulnerabilità e consegna nelle mani dell'altro. E' per questo che la famiglia abbisogna di sostegno per imparare a sostenere la sfida della relazione, per imparare a so-stare con se stessi e con l'altro. 

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Comments (1) -

alessio
alessio
1/13/2012 8:02:14 PM #

Penso che a minare le relazioni familiari c'è anche il consumismo che oggi è messo tra uno dei primi posti delle attività sociali. Dico questo pensando al giorno dell'Epifania quando uscendo di pomeriggio per andare a vedere un presepe vivente nella zona balneare del mio paese, sono passato dal centro città e davanti ai centri commerciali che ci sono in periferia, notando che c'erano tutti i negozi APERTI. Ho provato tristezza per tutte quelle persone che erano costrette a lavorare in un giorno di festa, pensavo a qualcuno che conosco, madre costretta a lavorare al posto di SO-STARE come dici tu, in famiglia in un giorno dove tradizionalmente si sta a casa, magari davanti una stufa o un camino, tutti assieme, con le famiglie riunite come si era soliti fare. Adesso a causa di questo consumismo con i negozi che rimangono aperti anche per le domeniche e feste, i poveri lavoratori di queste attività commerciali non hanno più domeniche per stare con le famiglie, andare tutti quanti a messa, fare la passeggiata fuori porta, una scampagnata o solamente a pranzare serenamente tutta la famiglia assieme e poi soffermarsi sul divano a chiacchiarare. E' triste per me tutto questo, solo per piegarsi al dio denaro.
Per chi non mi conosce, non sono un miliardario o un ricco possidente, per fare questi discorsi contro il consumismo, anzi sono un commerciante, e da poco tempo, dovrei essere a favore del consumismo in questo periodo di crisi, ma per me certi principi vanno aldilà degli affari.

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