So-stare con se stessi è un principio basilare per imparare a so-stare con gli altri, le due traiettorie relazionali si influenzano reciprocamente, infatti impariamo a rapportarci con noi stessi in base al rispecchiamento che ci danno gli altri, ed apprendiamo ad ascoltare e comprendere gli altri in base all’ascolto di noi stessi.
Conosco per esperienza le spinte ed i ritmi sempre più accellerati del nostro oggi, e di come possiamo essere travolti dalla frenesia del "poter fare tanto" considerati i moderni mezzi di comunicazione e di trasporto. Come una sottesa parvenza di onnipotenza che vorrebbe illudere l'umana specie, dimentica del suo limite.
Chi si riconosce in verità, senza timore di guardare la propria fragilità e ferite allora può prendersi cura degli altri, utilizzare la delicatezza opportuna nell’accogliere la vita altrui senza sommarie svalutazioni.
Proprio la pagina evangelica che la comunità cattolica medita in questa Domenica (Gv 15, 1ss) ci parla del rimanere, dello stare in relazione con Gesù quale base per relazionarsi con gli altri. Viene utilizzata una metafora straordinaria, Gesù si identifica con la vera vite, dice del Padre come dell’agricoltore, e poi parla di quanti stanno in relazione con Lui come a tralci che dall’agricoltore vengono tagliati e buttati via se non portano frutto ed altri che, se portano frutto, vengono potati perché possano portare ancora più frutto.
In primo luogo noto l’invito ad una relazione che non è di dipendenza ma di fiducia in vista della fruttuosità del legame. L’invito a stare in Lui è per avere fondamento, linfa vitale e quindi vivere e portare frutti. Il tralcio porta frutti, è un riconoscerne la bellezza e la capacità. È l’immagine di Dio che non vuole portare frutti da sé e lasciare gli altri ad accogliere in una posizione di dipendenza-passiva, al contrario la sua gioia è quella di vedere i tralci, in cui ciascuno si può identificare, portare frutti. Il rimanere a cui si fa riferimento traduce il verbo greco ménein ed esprime il movimento proprio dell’amore che crea relazioni di reciprocità in cui ci si dona all’altro ed al contempo lo si accoglie.
Un ulteriore aspetto sta nel fatto che i frutti, che danno un nome-gloria alla propria vita, in quanto tali sono per gli altri. E sanno bene quanti si intendono di colture di come è importante raccogliere i frutti di ogni albero per favorire una maggiore produzione successiva. Ancora la parabola del talento nascosto è da leggersi in questa prospettiva, il dono ha valore se fatto fruttare, se investito, donato, altrimenti è destinato a morire.
Certo stare in relazione ha un costo. Penso allo stare di Abramo che si mette in cammino lasciando la terra e le garanzie di un clan per affrontare una itineranza imprevedibile, la cui unica garanzia è la relazione con Dio; o ancora lo stare degli apostoli che sono chiamati ad andare ad annunziare ed al contempo rimanere in disparte con il Maestro; emblematico è lo stare di Maria ai piedi della croce, icona biblica contemplata, raffigurata e commentata, in tutti i duemila anni di storia cristiana. Lo stare ha una fatica, il legame ha un prezzo, la relazione ferisce, mostra la propria ed altrui vulnerabilità, ma è un atteggiamento per stare nella vita e non restare soli. Maria ai piedi della croce affronta tutta la sofferenza dovuta al legame, una ferita che è tale perché il legame è fondato sull’amore e nell’amore viene confermato. Il suo non è un rinnegare la propria storia ma un rimanere portando tutte le conseguenze delle proprie scelte.
Quella dei MdS è una storia relazionale, nasce come fraternità itinerante, provocata dal legame con il Maestro che chiama ad uscire dall’indifferenza e muoversi per farsi carico delle situazioni di disagio mettendosi in gioco a partire dalla propria piccola parte. So-stare diventa esperienza di strada, fraternità che incontra i giovani e le famiglie nei luoghi di spontanea aggregazione, e pian piano si trasforma in progettazione di piani di intervento come le animazioni in piazza, i laboratori nelle scuole, l’esperienza del Consultorio, la missione nelle località balneari.
Tra qualche giorno a Termini Imerese si terrà l'intensiva di formazione per MdS, un modo per so-stare tra noi e per imparare a so-stare con gli altri.
Tematiche su cui riflettere, aspetti da approfondire e potenziare, quali sono le tue proposte?
- La relazione di cui stiamo parlando non è di un momento ma crea storia, continuità, ed allora nasce spontanea la domanda: quale continuità vivono i MdS con le realtà che animano?
- Il so-stare è proprio di chi si mette in cammino, di chi non si sente arrivato. Ma questo muoversi è da cogliere non in vista di un accaparrare, conquistare luoghi o persone, ma nell’orizzonte del separarsi, del lasciare qualcosa, di uscire dal proprio ego-centrismo. Il vero camminatore scopre l’essenzialità della vita, rinunzia a tutti quei gravami che diventano pesi sempre più onerosi man mano che ci si inoltra nel cammino. Mi chiedo: portare frutto non ha forse a che fare con il perdere qualcosa di sé?