Con questo post diamo inizio al ciclo di incontri LA VITA IN GIOCO. Appuntamenti formativi on-line volti alla riflessione-confronto per tutti i Missionari di strada in preparazione alla prossima Missione estiva che si terrà a Termini Imerese dal 5 al 12 agosto.
Un itinerario che avrà come pro-vocazione il Vangelo proposto nella Domenica, così come la lettura dei fenomeni che attraversano la nostra vita ed in particolare il nostro territorio. Aree tematiche differenti, che ci permetteranno di confrontarci con il nostro Oggi e di preparaci alla Missione che non è soltanto un’animazione ma un modo per creare Contesti di comunione e di riflessione partecipata. Pertanto ci prepareremo alla Missione estiva riflettendo insieme sugli accadimenti della vita e faremo strada condividendo i nostri punti di vista e le nostre proposte per essere agenti di cambiamento e di fattiva presenza sociale.
Questo primo incontro trae spunto dalla metafora del bel pastore che il Vangelo di questa domenica (Gv 10, 11-18) ci propone. L’immagine risponde al bisogno profondo che ogni essere umano porta dentro: il bisogno di relazioni autentiche, vere e non di convenienza, fondate sull’amore per sempre e non sul breve termine. E' il bisogno di Unicità e di Appartenenza ad essere in gioco.
Le ferite più profonde sono proprio quelle che scaturiscono dai legami spezzati, dal mancato riconoscimento/rifiuto dell’altro. E questo è ancora più doloroso se accade quando c’è bisogno di un appoggio, di un sostegno da parte dell’altro a motivo della propria fragilità. Ricordo ancora il dolore di una donna che è stata abbandonata dal proprio sposo dopo che hanno scoperto la grave malattia da cui lei era affetta. Si, nel momento in cui il legame ha un peso maggiore, è proprio lì che si ha maggior bisogno di sostegno.
È il dramma di molte famiglie che si sfasciano quando si attraversa una crisi, o di altri che rinunziano a vivere quando si sentono sovraccaricati dalla loro esperienza di vita. Anche il fenomeno depressivo sarebbe riconducibile ad un mancato appoggio e alla soluzione di ripiegarsi su se stessi per trovare un minimo contatto e sostegno di cura.
Tornando all’immagine evangelica, il racconto del bel Pastore svela questa profonda verità: la vita non abbisogna di mercenari eppure l’umanità sembra andar dietro proprio a chi vende riconoscimento a prezzo di qualcosa, a chi elargisce amore condizionato, “se sei” o “se fai” vai bene!
Conosco il dramma esistenziale di molti adolescenti che alla ricerca dello sballo, per non sentire il travaglio esistenziale o per sentire altro, non sono più liberi di vivere senza qualcosa che da appoggio è diventata una vera e propria schiavitù.
Ogni persona cerca la libertà, siamo fatti per essa, solo che questo anelito viene confuso con l’assenza di un limite, di un recinto. In fondo il ruolo paterno, come etimologicamente esprime il termine, intende il porre un recinto, un limite appunto. Questo fa paura, come se la vita fosse impedita: eppure se c’è un limite si può percorrere una strada, un andare oltre, altrimenti si rischia di trascorrere la propria storia girando a vuoto, ritrovandosi sempre al punto di partenza. Nel passo evangelico in questione, veniamo identificati come “gregge”, ciò esprime proprio il limite, lo stare dentro un recinto, ma non ha una valenza negativa. Piuttosto indica l’importanza che ha per il Pastore, tanto da valere più della propria vita. Il latino pecunia che indica il denaro deriva da “pecus” che traduce il termine “gregge”. Il Pastore ha i suoi preziosi proprio nel gregge, che non ha un prezzo, non gli può essere strappato. Il Pastore difende il gregge con la sua Vita, come a dire, gli da un prezzo: la propria vita. Interessante notare che la sua Vita è l’Amore.
L’umanità sembra aver perso la fiducia nella gratuità dell’amore, forse anche per questo fa fatica a riconoscere vero l’annunzio dato da Gesù. Lui si mostra come pastore che custodisce il gregge andando avanti e custodendolo dai lupi. Questo è il nodo dell’amore: credere in questo tipo di amore significa compromettersi totalmente. Intendo dire che normalmente siamo abituati a vedere pastori che stanno a spingere, a fare pressione alla vita di altri ma che non vanno in avanscoperta, mandano semmai i cani, ma stanno dietro il gregge per ripararsi da eventuali aggressori e magari avere il tempo di fuggire.
Il Pastore che sta innanzi è quello disposto a farsi ferire ed anche, se necessario, a dare la propria vita. Questo significa custodire l’altro. In fondo Gesù sta dando finalmente risposta all’insoluto interrogativo posto da Caino, e che attraversa la storia dell’umanità di tutti i tempi, dopo avere ucciso il proprio fratello: “Sono forse io il custode di mio fratello?”
È proprio questo il punto, siamo chiamati a custodire l’altro che ci è affidato, non possiamo abbandonarlo lasciandolo morire. Accettare che qualcuno può amarmi fino a dare la vita per me significa accettare che anche io possa fare lo stesso per il prossimo. È per questo che il cristianesimo si oppone ad ogni logica individualistica, ad ogni sorta di potere di pochi che va a discapito di altri.
La vita viene intesa come VOCAZIONE perché chiamata ad uscir fuori, a non vivere da ripiegati su se stessi. Il metro non è più la mera convenienza come a dire “non mi conviene più…”, come se il non perderci qualcosa possa determinare le scelte della vita. È vero proprio il contrario per scegliere devi perderci qualcosa e in fondo ciascuno possiede solo ciò che ha già donato.
La fraternità dei Missionari di strada è mossa da questa spinta, il movente che ci porta per strada ha inizio proprio con questa esperienza, il sentirci custoditi ed al contempo sentire la responsabilità della custodia degli altri. Sentirsi custoditi inoltre equivale a sperimentare la propria Unicità, l'essere chiamati per nome; il sentire la responsabilità per l'altro significa Appartenere, non sentirsi soli, ma appartenenti alla specie umana, è un appartenere che sostiene il cammino di ogni singolo, anche se appartenere comporta anche la possibilità di essere feriti, respinti, non riconosciuti dall'altro. E Tu, dove sei?