Il potere dell’uomo ed il ricordo di Dio: tra combattimento e volontà/1

by Mauro 30. maggio 2014 06:00

      L’esperienza religiosa fa passare dall’atteggiamento di paura verso l’ingovernabile a quello di meraviglia e stupore che nasce nella persona che si apre alla relazione con il Creatore e, di conseguenza, con il Creato. Ora non mi soffermo sulle premesse, seppure sarebbe necessario, vado direttamente ad affrontare due aspetti della esperienza religiosa che ritengo di prioritaria attualità: la questione del combattimento spirituale e quella della volontà.
      Il combattimento presuppone una consapevolezza, un ascolto di sé. Quando non c’è combattimento spirituale, l’individuo è assuefatto, vive cioè in una sorta di torpore spirituale. Si rifugia nell’ “impegno” o “rumore” permanente al fine di non sentire. Davvero smisurate dosi di ansiolitici vengono somministrate all’uomo contemporaneo, recentemente perfino ai bambini! Ma non si usa solo il farmaco per “non sentire”, ci sono altre strategie come immergersi davanti alla tv, nel lavoro anche durante le vacanze, l’alcool, il fumo o altre droghe, lo sballo di turno che cerca di anestetizzare il logorio quotidiano.
      È paradossale che dal fine settimana o dalle ferie si ritorni stanchi! Forse perché non si riesce a sostenere l’ascolto nella quiete, magari mancano le competenze necessarie.
Una grave ferita del nostro tempo è quella della parola elusa dalla relazione. Continui monologhi anche tra persone che vivono sotto lo stesso tetto: comunicazioni di servizio, imperativi categorici, rimproveri, svalutazioni, monologhi davanti la tv o il pc ove l’altro finge di ascoltare ma è da un’altra parte, è altrove. L’incontro è un evento raro oggi!
       A principio del cammino spirituale cristiano, quando pensieri e sentimenti sono orientati verso l’Ego e, pertanto, non sono in conflitto, il confronto con la Parola ha la straordinaria capacità di iniziare a mettere in discussione i pensieri fondati sull’egocentrismo, gli stessi che portano ai continui deliri di onnipotenza dell’essere umano.
     È solo quando i pensieri iniziano a dirigersi verso Dio che comincia il combattimento perché i sentimenti restano rivolti all’Ego. Inizia un conflitto interiore, una destrutturazione dell’assetto di vita, e questo è il primo passo volto al cambiamento, alla riconversione del cuore.
Il cristianesimo si fonda sul desiderio di Dio di aprire l’essere umano all’eternità, all’amore che non ha fine. Paradossalmente, ma in pochi lo ammettono, è lo stesso desiderio che nel profondo porta ogni essere umano, ed è per questo che scoppiano guerre o si imposta la vita in una continua competizione, per raggiungere il primo posto.
     Eppure quando la corsa della vita subisce un brusco arresto la persona si rende conto che quel posto non è oggetto di conquista, non è frutto della difesa armata. Quando ha modo di fermarsi la creatura intuisce che c’è una via inimmaginabile, quel posto lo si può ricevere solo in dono, per amore. Così come del resto è della nascita, a ciascuno accade di esistere non è pretesa la propria vita è solo accolta.
Bisogna venire fuori da una logica intersoggettiva in cui ciascuno pretenderebbe di partire dal suo individualismo per poi condividere qualcosa con gli altri e poter dire: questo è merito mio!
     La logica cristiana è di comunione e non intersoggettiva. L’unità è ben più dell’unione delle singole parti. La Comunione è un’esperienza di unicità ove ciascuno dà spazio e si è consegnato all’altro. Non si tratta di fusionalità, nella Comunione ciascuno è riconosciuto persona in relazione.  (continua)

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