Il chinarsi di Dio

by Mauro 1. January 2017 09:45

     Un paio di giorni fa vivevamo nel Parco di Danisinni la Rappresentazione storica della Natività calandoci, attraverso le scenografie semplici e naturali, nel “lì e allora” del Natale del Signore.

    La pirrera, ossia la cava di calcarenite in cui si insedia, oggi, il Parco naturale di Sant’Agnese, ha offerto un teatro naturale riproducendo lo scenario della Betlemme del tempo e ci ha permesso di stare dentro al Racconto, per coglierne sfumature essenziali che hanno destato stupore per la “prossimità” scelta da Dio.

       Oggi iniziamo il  cammino del nuovo anno guardando a Maria quale “Madre di Dio”, è questo il titolo che la liturgia ci propone ogni capodanno. Appare significativa questa  associazione in quanto rimanda al profondo legame tra il cielo e la terra. Maria quale Madre di Dio è detta anche Madre della Chiesa, Madre del popolo così come la si intitola da secoli a Monreale.

       L’umanità in cammino trova in Maria la testimone dell’incontro con Dio e cioè della possibilità che è data, ad ogni essere umano, di accogliere intimamente il Signore nella propria esistenza.

È vero, questo parrebbe un pensiero assurdo nel nostro tempo così ammalato di autosufficienza ma che in realtà, dietro ad una facciata di efficientismo e negazione di Dio, rivela una elevata consegna alla superstizione, al destino e al pensiero magico privo di ogni razionalità, come la ricerca dell’oroscopo dell’anno per carpire la propria sorte! Eppure ci rendiamo conto di come simile atteggiamento celi una sottostante ricerca del soprannaturale che, dentro questi espedienti, si traduce in schiavitù e svilimento della dignità umana.

Pensare, piuttosto, che l’incontro di Dio con l’umanità accade sotto il segno di una madre e di un bambino, come ad indicare sia la possibilità che è data alla creatura di accogliere e di custodire il Signore ed, anche, l’umiltà con cui Dio si consegna alla vita umana.

È questa la logica del “servire” che accomunerà Gesù e Maria fin dal concepimento quando lei risponderà: “eccomi sono la serva del Signore”. Lo stessa comprensione che avrà di sé Gesù quando rivelerà: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per le moltitudini”.

La celebrazione del Natale così intimamente legata al primo giorno dell’anno rivela il desiderio di Dio di compromettersi con l’essere umano, di stare dentro la storia quotidiana e da lì ripartire per creare un racconto nuovo.

 Il Vangelo di questa giornata (Lc 2, 16 – 21) si conclude con la presentazione di Gesù per la circoncisione. Un rito iniziatico che segna l’ingresso nel popolo d’Israele, l’appartenenza e l’identità dell’individuo. La ferita nella carne viene a dire il legame di sangue con il popolo e con il Signore che lo guida. La fecondità e quindi la felicità nella terra, ossia la pienezza di senso nella propria vita, viene orientata da questa premessa.

Le premesse sono fondamentali per cogliere verso dove si vuole andare e con quali strumenti. Non è vero che il fine giustifica i mezzi, piuttosto la meta è il frutto del cammino e l’accettare di entrare nel popolo di Dio da bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia equivale ad una scelta di campo ben precisa, Dio rivela così la sua onnipotenza!

Il rito della presentazione comportava, inoltre, l’imposizione del nome e ciò permette di comprendere il modo in cui Dio mostra il suo volto. Il nome “Gesù” lo si può tradurre come esortazione: “Signore salva!”; oppure come affermazione: “Il Signore salva”. È indicativo del rapporto con Lui, da un lato è richiesta e quindi poggiare la propria vita su di Lui confidando nella sua risposta, e  al contempo è fiducia certa per quello che Lui ha già compiuto anche se ancora non si vedono pienamente gli effetti.

Nel buio del cammino quotidiano l’umanità ha bisogno di questa luce che scaturisce da una relazione ordinaria col Signore, ed è per questo che è così centrale l’accadimento del Natale. Bisogna custodire questa semplicità di cuore senza troppe apparenze, perché tale è il chinarsi di Dio sulla storia dell’umanità. 

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