Il Natale è ancora questione di accoglienza

by Mauro 21. dicembre 2013 12:06

          È la volta del diritto di Cittadinanza ad essere oggetto del dibattito parlamentare a motivo delle continue provocazioni che ci vengono dai flussi migratori che attraversano il Mediterraneo per trovare riconosciuto il diritto alla vita. Eppure molti di loro perdono fin anche la vita durante la traversata altri, invece, finiscono col rinunciare e chiedono di essere riportati nel Paese d’origine se questa, in Italia, è la vita a loro riconosciuta!
        Il motto che per eccellenza sostiene il mantenimento dello status quo, “stavamo meglio quando stavamo peggio”, pare avere la meglio innanzi all’evidenzia della nostra ora. Di fronte ad una Società che cerca di dimenticarsi attraverso il Natale, la veridicità della Festa rivendica il riconoscimento della vita che passa per l’accoglienza e lo stupore, così come fu in quel di Betlemme.
        Avere cittadinanza significa avere riconosciuti i diritti civili e politici, lo straniero ha cittadinanza in un altro stato e i diritti riconosciuti sono parziali, l’apolide non gode di alcuna cittadinanza e di diritti si parla davvero poco. Penso che questo Natale sarà più autentico proprio perché aumentano sempre più gli apolidi, in fondo Gesù apparteneva a quest’ultima categoria, sebbene ebreo d’origine a lui non fu riconosciuta cittadinanza, diritto ad occupare quel suolo, a motivo della sua Parola, perfino il processo si svolse in un ambivalente rimando di competenze tra Sinedrio e Governo romano, come a dire che andava giudicato ma nessuno voleva assumersi la competenza giuridica della condanna…
       Proprio stamane in uno SPRAR di Palermo una giovane iniziava il travaglio in attesa del parto, nel giro di poche ore la nostra Città accoglierà una nuova creatura, mi chiedo se avrà il diritto del suolo? Cioè le sarà riconosciuto lo  jus soli, cioè l’acquisizione della cittadinanza, a motivo del fatto giuridico di essere nata a Palermo da una madre somala accolta nella nostra Città?
       Mi fermo a riflettere sul come facciamo fatica, ancor oggi, noi umani nel mostrare con la vita quel che diciamo con le parole. In fondo duemila anni fa la Parola si è fatta Carne per potere rivelare all’uomo il mistero della Vita, la verità in essa nascosta.

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