A Danisinni la sfida educativa è diventata rigenerazione urbana, in quanto, sfida sociale. Da anni la Comunità dell'antico rione, che ha trovato nella parrocchia Sant'Agnese il suo unico presidio sociale, riflette e al contempo si sbraccia per promuovere buone prassi di cura e di riscatto dei luoghi mettendoli a servizio della popolazione locale.
Un graduale intervento di rammendo che ha coinvolto fabbricati che giacevano ammalorati e, ultimamente, un fondo in cui i volontari di Sant'Agnese hanno realizzato una fattoria urbana condividendo competenze e lavoro quotidiano fino a tassarsi per acquistare il necessario per l'attuazione dei progetti.
Non si tratta di un intervento episodico ma della pratica diffusa di persone che hanno tradotto la loro esperienza di fede in gesti concreti di promozione del territorio e di quanti vi abitano. La visione d'insieme è stata guidata dall'attenzione ai più piccoli e ciò, in particolare, dopo la ferita istituzionale dettata dalla politica palermitana che nel 2007 ha deciso di chiudere ed abbandonare al degrado l'asilo nido con l'annesso consultorio familiare collocato nel cuore della piazza.
In questi anni ci si è resi conto di come l'abbandono di un presidio educativo così prezioso è venuto ad influenzare i cambiamenti urbanistici e sociali del luogo. Il messaggio implicito che è passato è stato quello della inaffidabilità della visione politica e della sfiducia nelle promesse di riapertura più volte ribadite ma puntualmente disattese.
Il territorio, però, non si è arreso e sebbene la cura dei più piccoli e, dunque, delle loro famiglie appariva dimenticata dalle Istituzioni locali, la Comunità Sant'Agnese insieme al Centro Tau sono rimasti a difendere e a custodire il diritto al futuro delle nuove generazioni, consapevoli che non sono le manifestazioni di un giorno a determinare i processi di cambiamento ma l'agire quotidiano che nell'ordinario esprime visioni di vita e desideri di bellezza altrimenti misconosciuti.
Il lavoro sul campo, man mano, ha visto partecipi nuovi compagni di viaggio: l'Accademia delle Belle Arti che con l'Amministrazione locale e altre associazioni hanno promosso il progetto Rambla Papireto contribuendo, attraverso il linguaggio artistico, all'opera di riqualificazione urbana in corso. Laboratori che hanno coinvolto i bambini e le famiglie del rione arrivando a creare un laboratorio di street art per veicolare il messaggio di bellezza e di riappropriazione dell'identità dei luoghi attraverso l'arte urbana.
Da Rambla è maturata la nascita del Museo Sociale Danisinni inteso quale polo di promozione dell'arte contemporanea nella Città di Palermo e di coordinamento delle diverse attività artistiche che si vanno sviluppando all'interno del rione e, tra le diverse azioni promosse dal Museo, si è arrivati alla nascita del Laboratorio di Teatro sociale che oggi coinvolge il Teatro Biondo e l'Accademia delle Belle Arti in un percorso di esplorazione teatrale in cui la gente del rione trova espressione insieme a persone provenienti da altre parti della città.
Significativa è stata anche la nascita del Collettivo Chapitô accolto in fattoria, esso intende offrire condivisione ed incontro attraverso le arti performative e circensi. Uno spazio laboratoriale dove il contatto con la natura, immerso nell'orto, diventa esplorazione di sé e della propria capacità comunicativa attraverso il gioco ed il fascino del circo, in un clima di cooperazione e di crescita comunitaria.
Il percorso di rigenerazione, dunque, è diventato spazio di ricerca e di incontro, luogo in cui si sviluppa cultura e si esprime i vissuto dell'intera Comunità. Il coinvolgimento del Dipartimento di Architettura con la fattiva azione di docenti ed architetti in formazione ha permesso di sistematizzare il confronto, la riflessione e la progettazione per ritornare ad abitare lo spazio pubblico, ripensare l'uso dei luoghi e maturare una concreta realizzazione dei desideri e delle proposte del rione.
Al centro di tutto rimangono i bambini a partire dai primi mille giorni. Il “diritto d'asilo”, infatti, è il presupposto per rendere efficace il processo in atto in quanto alle nuove generazioni è affidata la crescita e la custodia dell'intero rione. Se poi ai mille giorni si aggiungono i nove mesi di vita intrauterina, quando il nascituro inizia ad apprendere attraverso gli stimoli che riceve dall'ambiente, comprendiamo quanto rimanga necessario ripristinare il polo materno-infanzia per accompagnare il processo generativo di Danisinni.
Il nido chiuso costituisce, pertanto, una ferita sociale da cui il territorio desidera guarire. Lo stesso sportello di mediazione comunitaria nato in seno alla parrocchia e gestito da mediatrici territoriali ha individuato in questo stato di abbandono una ragione di conflitto preminente in quanto l'assenza del nido va a discapito dell'inserimento scolastico nella scuola primaria e impedisce alle giovani mamme di potere andare a lavorare dovendo piuttosto rimanere a casa per accudire i piccoli. La riapertura sarebbe, dunque, un'efficace azione di prevenzione per supportare il legame genitore bambino e per contrastare l'elevata dispersione scolastica del territorio, inoltre darebbe la possibilità di incrementare l'economia locale e la conseguente stabilità all'interno delle famiglie.
Ecco, allora, l'importanza di un progetto di rammendo urbanistico la cui visione tiene conto della identità del territorio, ripensando al polo materno-infanzia in chiave sostenibile e durevole nel tempo. Un processo che coinvolge i residenti insieme agli esperti in modo da arrivare ad una coprogettazione partecipata adottando criteri di sostenibilità ambientale che prevengono ulteriore cementificazione degli spazi verdi di cui Danisinni custodisce ancora oggi aree per una superficie superiore a sette ettari.
Simile paesaggio urbano che costituisce una peculiare oasi acustica ed ambientale nel cuore di Palermo, ha un fascino e delle potenzialità straordinarie ma che, per essere riconosciute, abbisognano di una visione d'insieme capace di andare oltre le apparenze e di rimanere in ascolto del profondo potenziale umano di cui il rione è custode. Per entrare in questa prospettiva bisogna partire dai primi 1270 giorni e poi lasciarsi guidare dallo sguardo dei bambini.