by Mauro
10. March 2013 11:39
In genere si confonde il mondo arabo con il mondo musulmano ma di fatto la coincidenza non è ovvia. La Comunità cristiana affonda le sue origini anche nel mondo arabo, è lì che sono sorte le prime Comunità che ancor oggi sopravvivono. È questa la storia dei cristiani di Betlemme che oggi condividono insieme ai fratelli musulmani un tempo di particolare prova.
Senza giri di parola condivido la testimonianza diretta di Giovanni (nome di fantasia), un uomo che vive a Beit Jala, borgata di Betelemme, a cui ci siamo uniti l’uno marzo per la giornata di riflessione e preghiera:
Io e la mia famiglia apparteniamo alla più antica Comunità cristiana del mondo. Viviamo in Palestina, Terra Santa da secoli. Accanto ai nostri fratelli e alle nostre sorelle musulmani siamo stati capaci di mettere radici in questa terra e di renderla florida. L’abbiamo amata a lungo ed essa ci ha sempre restituito una vita dignitosa e prospera fino a quando le mani del colonialismo israeliano non hanno deciso di prendersela. Da quasi cento anni vediamo negato il diritto ad essere considerati nazione e da quasi mezzo secolo viviamo sotto occupazione militare.
A partire dal 1967 i coloni di Israele con il supporto del loro regime hanno preso il 70% della terra appartenente a Betlemme. Se ne sono letteralmente appropriati sottraendola ai suoi legittimi e storici abitanti e proprietari. Da un giorno all’altro ci siamo visti negati il diritto di abitarla, lavorarla, percorrerla. Questo ha determinato una catena infinita di catastrofi.
La prima è che alla gente di Betlemme e di Bet Jala, in particolare ai giovani, è stato tolto il futuro. La colonizzazione ha creato una situazione insostenibile che ha costretto molti nostri parenti a lasciare la patria in cerca di un futuro possibile. Ma noi abbiamo deciso di rimanere.
Siamo convinti che la decisione di restare sia stata giusta. Siamo convinti che, come discendenti delle prime comunità cristiane, abbiamo un ruolo importante da svolgere in questa terra anche se vivere qui è diventato molto doloroso. Alla gente di Betlemme finora è rimasto solo il 30% della sua terra.
Negli ultimi mesi un nuovo ed inatteso incubo ha colpito le famiglie cristiane di Bet Jala: Israele ha deciso di confiscare e annettere altra terra mediante l’ampliamento del Muro illegale che sequestrerà la collina degli ulivi presso la Cremisan Valley. Israele afferma di aver bisogno del muro per motivi di sicurezza, ma è chiarissimo che il suo obiettivo è prendersi più terra possibile.
Senza questa terra di Cremisan i miei bambini, i nostri bambini perderanno l’unico spiraglio di futuro rimasto. Le generazioni cristiane di domani vengono private oggi del diritto di abitare, lavorare e percorrere la terra dei loro padri. Non possiamo nemmeno più entrarci! Letteralmente! Se lo facciamo siamo considerati una minaccia per la sicurezza! (di conseguenza arrestati).
Questa terra ha nutrito generazioni di cristiani con le sue olive e il loro olio. Le fronde degli ulivi hanno regalato brezza e ossigeno al nostro popolo. I nostri avi li hanno piantati, i nostri padri li hanno coltivati. Generazioni su generazioni hanno vissuto grazie a questa terra e agli ulivi che sono qui dai tempi di Gesù Cristo.
Al momento insieme a 58 famiglie di cristiani palestinesi stiamo ricorrendo al Tribunale Palestinese, l’unica istituzione a cui possiamo rivolgerci. Stiamo, con tutte le nostre forze tentando di salvare la nostra terra, di salvare la Scuola dell’Infanzia ed il Monastero che Israele ha deciso di annettere illegalmente insieme alla terra…