Abbiamo già descritto come nel nostro bel Paese il gioco d'azzardo non è perseguito in quanto pratica antisociale ma in quanto pratica non autorizzata. Quando riceve le dovute concessioni di legge, cioè, allora viene autorizzato e quindi l'organizzatore rientra nell'ordine degli esercizi commerciali che producono un reddito e pertanto oggetto di rivalsa da parte dell'erario, Ente capace di creare una realtà parallela, e ne spiego i motivi.
La trovata è economicamente geniale considerato che le tasse per le concessioni sommate alle tasse sulle vincite ammontano a circa 30 miliardi di euro. La terza azienda italiana dopo Eni e Fiat, ha certamente il diritto di essere considerata legale. E' un approccio direi "sacrale" rispetto a ciò che fino a poco prima era considerato pericoloso. Riprendo il racconto biblico della Genesi per definirlo: l'uomo e la donna quando cercano di ottenere potere sulla loro storia e conoscenza di fatto ne fanno un idolo e questo fa perdere loro identità, non si riconoscono più. In realtà cerano di realizzare un'immagine di Dio e perciò l'idolo, affidano ad un qualcosa di meramente limitato una aspettativa illimitata. L'immagine di Dio, di fatto, l'avevano già ricevuta: era la loro identità, loro erano "ad immagine e somiglianza di Dio".
A pensarci bene il "toto nero" è da considerare illegale e quindi pericoloso solo perchè non si pagano le tasse. Mettendo da parte la questione degli undici grandi Gestori che sul territorio nazionale hanno la consessione per il gioco d'azzardo con proventi pari a 40 miliardi di euro annui, ora voglio soffermarmi su un aspetto che contribuisce a mantenere la società infantile propria del nostro tempo.
La capacità di tollerare il confronto con il limite e la sofferenza indicano il passaggio ad una organizzazione psicologica adulta, la capacità di un costrutto interno a cui ancorarsi per tollerare l'esperienza di frustrazione.
Il pensiero magico proprio del giocatore d'azzardo, viene a rivelarsi come il tentativo di soluzione irreale per affrontare i problemi reali. Il gioco d'azzardo viene quindi utilizzato quale anestetico sociale, l'illusione della vincita quale modo per cambiare vita.
La ricerca della felicità ed il contenimento dell'ansia esistenziale trovano nel gioco d'azzardo un appoggio per fuggire dal dolore e trovare eccitazione e conseguente gratificazione. Mentre l'adulto usa il pensiero per canalizzare l'angoscia il soggetto dipendente mantiene una mens infantile, immatura, e cerca di trasformare la paura in eccitazione.
La componente compulsiva che spinge a ripetere il comportamento servirebbe, pertanto, a mantenere il sistema di gratificazione che altrimenti si teme di perdere, e comunque a tenere coperto una sorta di vuoto depressivo. Si può pensare ad un mondo parallelo, isolato, un'occasione per costruire un luogo mentale alternativo alla realtà dolorosa, un tentativo di automedicazione. continua...