Dalla meta dipenderà il senso del cammino

by Mauro 20. aprile 2014 00:01

         Oggi celebriamo la Pasqua, il passaggio, attraverso la morte, alla vita eterna, la resurrezione è la vita eterna. Questa rimarrebbe una “definizione” vuota, priva di significato se non avesse una premessa: la Pasqua è relazione con Dio, è vivere oggi questa rapporto filiale.
           In un tempo in cui più che mai cerchiamo elisir di lunga vita la Pasqua ci dice che possiamo andare talmente oltre da avere l’eternità. È da precisare che le pozioni per avere vita di fatto hanno una prospettiva limitata nel tempo, sono affanni per il domani.
          La Pasqua invece rimanda ad un nuovo senso del presente e, questo, aperto all’eternità. Scompare la prospettiva del domani, ciò non significa che per il cristiano la vita non è compito quotidiano o che non ci sia progettualità, piuttosto  viene evidenziato che ciascuno ha un quotidiano da vivere responsabilmente e la qualità del giorno presente è data dalla meta finale per cui si vive. E nel presente c’è già una scoperta che è la vera Pasqua cristiana: Dio è mio Padre e, di conseguenza, questa relazione è eterna.
          C’è una distorsione del pensiero cristiano che viene a confondere questa verità di fede. Molti pensano che il Paradiso è frutto del “comportarsi bene, del meritarsi il premio”, questo è moralismo che non ha niente a che vedere con la fede cristiana. Storpiando la chiarezza dei Vangeli abbiamo preteso di proiettare in Dio il Genitore critico che sta in ciascuno di noi. Siamo noi i veri giudici di noi stessi, Dio ha ben altri criteri. Il Vangelo ci racconta puntualmente che la giustizia di Dio si esprime attraverso la sua misericordia. Se Lui dovesse essere “giusto” alla maniera umana, non ci sarebbe alcuna speranza per ciascuno.
             Il Pantocratore che vediamo raffigurato in questa bellissima icone del Duomo di Monreale, ove ho avuto la gioia di nascere, ci mostra Dio Creatore nell’esercizio della sua Onnipotenza. È l’immagine di Dio che si prende cura dell’umanità benedicendola. Questo non significa che non condanni il male, tutto il male frutto delle scelte cieche dell’umanità, ma il suo sguardo è espressione di tenerezza, la stessa del Padre che dona il suo Figlio affinché ogni creatura possa trovare spazio, posto, dignità vera. La resurrezione o è già esperienza attuale o non è, ogni giorno diventa pasquale per il cristiano. Cerco di spiegare queste affermazioni.
           Tornando al racconto della Resurrezione, incontriamo Maria di Magdala che va al sepolcro perché cerca il corpo di Gesù. È legata a Lui ma lo vuole tenere per sé, si accontenta di trovare il corpo spento, senza vita, pur di averlo con sé. Il Risorto la incontra, la pietra sepolcrale è tolta, c’è la traccia della sua sepoltura ma le bende stanno lì, Lui è fuori, è da un’altra parte. La chiama “donna” e lei dice che hanno portato via il suo “Signore”, sono termini sponsali che dicono di un rapporto fondato sull’amore ma che ha bisogno di trovare, ora, la sua pienezza.
           Il Risorto continua chiamandola per nome, è allora che lei apre gli occhi e lo riconosce. Il nome dice l’essere riconosciuti, la relazione si esprime chiamandosi per nome e Maria è chiamata a ritrovare la relazione con Lui. Lei esulta per questo e vorrebbe trattenerlo, il verbo esprime il movimento del bambino che abbraccia il genitore per non lasciarlo andare. Ed è lì il passaggio ulteriore, Maria deve lasciarlo andare “non mi trattenere” gli dice il Risorto. Il discepolo non può fermarsi illudendosi di possedere Dio, il cristianesimo si concretizza in un atteggiamento quotidiano di scoperta, di sequela dietro il Signore.
Perché cerchi tra i morti colui che è vivo? È questa la domanda che risuona ancora oggi dopo duemila anni.

           Cerchiamo vita ove c’è morte, ogni idolo non è capace di dare vita, anche la religione rischia di diventare idolo se diventa strumento di potere e giudizio, in tal caso non è più sequela.
             Lui “deve salire al Padre” è una nuova generazione quella che sta per compiersi, quella che ci fa entrare in rapporto con Dio da figli. E' questa la novità della Pasqua!
           Questa esperienza è propria di ciascuno nella misura in cui usciamo dalla nostra autoreferenzialità. Qual è il senso dei miei giorni? A chi sto affidando la mia vita? È matrimonio il mio fine, il lavoro, l’auto, la casa, il potere? Solo se tutto è strumentale ad un fine più grande è possibile vivere la Pasqua.
          Cristo invita a seguirlo, il cristianesimo non consiste in una serie di norme quelle, casomai, derivano da una relazione. La relazione ha il primato, per mantenerla comprendo che devo seguire dei passi ma questi sono funzionali al rapporto non costituiscono il centro.
        Molti conflitti, paure, vite bloccate, dipendono dalla confusione che facciamo.  Noi ci siamo confusi quando abbiamo dato il primato ai passi, alle norme perdendo la relazione. La nostra società vive continui equivoci, si pensi alla politica che è diventata a servizio del’economia. È  vero il contrario, è l’economia a dovere stare a servizio della politica e cioè d essere strumento della vita e della positiva convivenza tra i cittadini.
          Oggi tutti si va in cerca di soldi per pagare tasse, per riuscire a mantenere tutto un sistema. L’uomo è schiavo dell’economia così pensata. Torna il mito di Atlante del precedente post.
          Ogni cosa perde la sua verità se perde il suo fine, il senso. Al malfattore pentito lì sulla Croce viene promesso, oggi, il Paradiso cioè la relazione con Dio. Lui si è consegnato riconoscendo la cecità della sua esistenza quel male che gli ha strappato ogni cosa e che ora lo fa ritrovare lì a morire in modo ignominioso. Eppure subentra l’incontro con Cristo, è accanto a lui e nel suo dire ci sono parole di perdono, parla con il Padre suo.

        Quell’uomo ormai moribondo comprende che Dio non è distante, lo sta incontrando anche nell’abisso del suo peccato, del suo buio, trova la tenerezza di Dio che manifesta la sua onnipotenza attraverso parole di misericordia, tutto ad un tratto apre gli occhi al cielo e chiede, si accende la speranza in lui. La Pasqua è il dono di questa speranza. Saremo capaci di rivolgere il nostro sguardo al cielo, alla meta vera della nostra vita, e relativizzare tutto il resto?

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