L'interazione fra le persone può essere libera e veritiera, dettata da un sincero bisogno di rapportarsi per condividere e crescere, oppure frutto di una trama per avere un proprio tornaconto e per manipolare l'interlocutore o farlo cadere in trappola.
Con questo intento si rapportano molti che si approcciano a Gesù e l'episodio che ci viene proposto questa domenica (Mc 12, 28-34) è ancora un modo per farlo cadere e, così, avere un motivo per condannarlo ufficialmente. Gli chiedono quale è il primo fra tutti i comandamenti, ossia il comandamento più alto che orienta tutti gli altri.
Per Israele era chiaro che l'osservanza del sabato è il primo comandamento in quanto, fermare il ritmo quotidiano per stare con Dio, equivale a considerare tutto il temo funzionale all'opera di Dio. E il Creatore, infatti, il settimo giorno si era fermato per contemplare la bontà della sua opera.
Ora, però, troviamo Gesù guarire, liberare, chinarsi e parlare ai più poveri proprio in giorno di sabato. Impregna il sabato della forza dell'amore e questo è operoso, entra nelle viscere dell'umanità. Secondo la legge del riposo sabatico questo atteggiamento veniva considerato come una trasgressione il precetto sabatico.
Gesù con la sua risposta porta l'interlocutore a considerare il senso delle cose e a cambiare criteri di riferimento. Parte dall'ascolto, ossia dallo Shemà che è la condizione necessaria, per Israele, per muoversi in nome di Dio. L'ascolto immette in una condizione esodale, così è per Abramo che ascoltando la promessa di Dio si mette in cammino, lo stesso Mosè e i profeti che annunciano il ritorno dall'esilio.
Gesù stesso si è messo in cammino verso Gerusalemme, il suo non è un fare stanziale ma un operare mentre sta in cammino e questo movimento è orientato dall'ascolto del Padre suo. Ora è giunto a Gerusalemme e l'ultimo passaggio sarà quello pasquale quando si sarà consegnato totalmente alla volontà del Padre.
Paradossale stranirsi, oggi, per i flussi migratori di interi popoli che cercano rifugio per avere salva la vita o, comunque, per potersi esprimere in modo dignitoso. La postura esodale è propria dell'umanità, quella che non fa della propria esistenza un possesso ma desiderio rivolto verso la meta.
L'ascolto di Dio, inoltre, porta ad una consapevolezza: il suo amore per l'umanità intera. È tempo di finirla di spalleggiare un cristianesimo costruito sui precetti da eseguire privi di un movimento d'amore. Il cammino cristiano è, piuttosto, movimento d'amore, opera che è generata dal sentirsi profondamente amati. Pertanto il primo comandamento conclude con l'espressione totale dell'amore verso Dio con tutto il cuore, la mente, la volontà. Questa unitarietà interiore è decisiva per il cammino cristiano.
A questo comandamento Gesù accosta, con uguale sostanza, il comandamento per il prossimo. L'amore verso Dio e l'amore verso il prossimo sono un tutt'uno, si richiamano a vicenda e non è possibile dire vero dell'uno senza l'altro. Gesù, ancora, si identificherà con il prossimo ridotto nel bisogno (Mt 25, 31) tanto da non essere riconosciuto proprio perchè così emarginato.
Oggi la nostra Comunità di Danisinni prega per le famiglie Giordano, piccoli che sono stati strappati alla vita terrena durante il nubrifagio appena trascorso. È importante stare in ascolto per riconoscere le responsabilità che abbiamo gli uni degli altri, la necessità di custodirci a vicenda. Il mondo si frantuma quando si vive l'indifferenza per l'altro mettendo al centro i soldi o il potere.
Quando un imprenditore risparma sulle materie per edificare una nuova casa, quando si autorizza la costruzione in luoghi ad alto rischio, quando si lascia nell'oblìo la manutenzione della Città o dell'ambiente, si minaccia di morte il prossimo. Lo stesso accade quando per andare avanti ci si dedica allo spaccio, all'usura o a fare servizi per malavitosi che, in questo modo, credono di potersi comprare la vita delle persone.
Gesù narra un'altra storia, quella che davvero manifesta la dignità di un essere umano. Questa storia è fatta di prossimità ed è retta sull'amore.
Questa pagina del Vangelo si conclude con il riconoscere che questa postura esistenziale rende il vicino il Regno di Dio. Il Paradiso non è solo questione di un giorno futuro, inizia a realizzarsi nel presente, ogni volta che un figlio di Dio sceglie di vivere per amore.