La scelta del tema Be different al GiffoniFilmFestival, ha portato nelle sale della Cittadella parecchi film che costituiscono una provocante carica di emozioni e pensieri che a volte non hanno un nesso congruente, come a raccontare frammenti della realtà attuale. Primo interrogativo che ne deriva: assistiamo, oggi, ad una fase di frammentazione o di pluralità?
In ogni caso l’identico viene tradito, vediamo in che senso.
Ieri nel film The notebook le Grand Cahiera, l’ultima prova affrontata da una coppia di gemelli durante la seconda guerra mondiale era la “separazione”, avevano perfino ucciso ma la separazione da una persona cara era per loro, e per il pubblico, un sentimento troppo forte. Oggi, in Left Foot Right Foot, le cure di Vincent che si occupa del fratello autistico si scontrano con la dura realtà della compagna, adolescente, che per far soldi accetta di prostituirsi fino a subire un abuso.
Storie forti che non lasciano impassibile lo spettatore come a ricordargli la trama della realtà che attraversa le nostre Città fino a tradire quel che si vorrebbe sentire dire o vedere. Il tema della differenza appare connesso a quello del tradimento. La realtà tradisce, sottraendosi alle aspettative, per rendersi visibile.
Ancora ieri la protagonista dell’ultimo di Asia Argento, Incompresa, film davvero impegnativo, arrivava a tentare il suicidio per “finalmente essere riconosciuta”. Il tradire l’aspettativa quale mezzo per acquisire visibilità, riconoscimento e rispetto dall’altro!
Fin dai primissimi anni di vita tutti abbiamo sperimentato il tradimento dell’altro quando è venuta meno la sua idealizzazione, oppure quando ci siamo sottratti alle aspettative altrui per essere noi stessi. Fasi di vita con esperienze differenti ma indispensabili per trovare se stessi e l’altro.
La questione delle differenze si impone a questo punto. L’altro ha una sua identità ben distinta e l’esperienza del tradimento, rispetto a quel che si vorrebbe che l’altro fosse, diventa la conditio “necessaria” per ristabilire i confini e riappropriarsi delle reciproche individualità.
Senza tradimento l’altro verrebbe ridotto a riflesso del proprio narcisismo, e il pensare “lui/lei come me” potrebbe reggere l’assunto pretestuoso della fedeltà. Anche questo è un tema inevitabilmente connesso. Nella mia esperienza clinica ho più volte appurato che il tradimento coniugale spesso non è responsabilità di un solo coniuge ma frutto di un’interazione più o meno falsata. Addirittura, in certi casi, l’ho colto come estremo tentativo per essere riconosciuti!
È esperienza comune che la spinta fusionale, quando si inizia una nuova opera o si intraprende una nuova relazione, man mano cede il posto alla spinta al cambiamento volta alla differenziazione che, di fatto, ne permette la continuità e la differenziazione. Il tradimento, secondo questa prospettiva, è insito nella crescita e nella evoluzione delle relazioni.
Certamente è da intendersi che vi sono tradimenti che non sono funzionali al cambiamento e all'evoluzione. Sono quelli che feriscono gravemente l’esistenza di un individuo, come nel caso della guerra, dell’abuso, della improvvisa perdita di un caro o di un abbandono precoce. Esperienze che riportano la persona al contatto con sé e alla ricerca di senso. In quel caso è l’ancorarsi ad un orizzonte di senso, qualcosa per cui vivere e spendersi, a permettere di attraversare il dolore, anche quello più grave, quale tradimento della vita. Così è, ad esempio, della persona che si ammala e che percepisce il tradimento del proprio corpo, lo stesso che avrebbe dovuto garantirle la vita.
L’orizzonte cristiano diventa per essa possibilità di riconciliarsi con la propria corporeità, con il proprio limite, rispettarsi nella propria individualità, cogliendo l’unicità della propria esistenza sostenuta dalla intramontabile relazione con il Creatore.