by Mauro
11. January 2014 23:59
Due immagini dal libro di Isaia aprono la Parola che la Comunità cattolica medita quest’oggi, festa del Battesimo del Signore: il Messia non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. Cosa c’entrano questi gesti con il battesimo? O, ancora, cosa significa la richiesta di essere battezzato nelle acque del Giordano che Gesù rivolge a Giovanni Battista?
La comprensione del significato non è immediata proprio perché sovente utilizziamo il giudizio per condannare e non per promuovere la dignità del prossimo. Pensando al nostro sistema penitenziario, ad esempio, la condanna pare proprio volta ad impartire una punizione senza alcuna finalità rieducativa protesa ad un positivo reinserimento nella società. Anzi, alla pena scontata, segue il tabù sociale che porta i più ad isolare chi ha un pregresso da detenuto.
I due gesti descritti da Isaia indicano il modo in cui gli araldi dichiaravano la condanna a morte sancita dal re babilonese. Con quest’immagine il profeta preannuncia che l’Inviato di Dio avrebbe espresso un giudizio per la vita e non per la condanna a morte. Isaia apre alla visione di un intervento inedito da parte di Dio, il quale mostra il suo eccerci nel mondo attraverso il giudizio di misericordia.
Ecco introdotto il significato del battesimo di Gesù: l’avvento di un tempo nuovo. Il presente assume un significato inedito, è pienezza di grazia, è già incontro con Dio! La meta futura ed il tempo presente sembrano sovrapporsi, è questo il senso dell’esperienza cristiana (questo sembra proprio ricollegarsi con il post precedente!).
Il battesimo determina un impatto destabilizzante, Gesù si mette in fila con i peccatori come a dire che la misericordia è tale se Dio entra nel profondo del tormento umano, la fragilità più grande dovuta all’esperienza del peccato ed è da lì che necessita ricominciare. All’incarnazione segue uno scendere ancora più in profondità, l’intimità dell’animo umano. Il Giordano così come nell’Esodo, segna la linea di confine tra il prima ed il dopo, la vita di schiavitù e quella di libertà ove l’essere umano riconosce e custodisce la sua dignità.
Ma tutto questo è ancora inconcepibile, Giovanni afferma, riferendosi al Messia, che lui non è degno di sciogliergli il legaccio del sandalo. Dice cioè che sta aprendo la via allo sposo, sta indicando dove farsi trovare, con quale atteggiamento, quando lo sposo-liberatore si sarebbe presentato. Per comprenderci Giovanni si rifà alla legge del levirato che prescriveva l’obbligo al cognato di prendere con sé, per darle un figlio, la moglie del fratello rimasta vedova e senza prole. Quando il cognato della vedova non accettava simile prescrizione allora un altro parente poteva acquisirne il diritto attraverso il rito dello scalzamento (scioglieva il laccio del sandalo e vi sputava sopra). Giovanni, pertanto riconosce che Gesù è lo sposo atteso da Israele rimasto come la vedova, perché ha perso il suo Dio a motivo del peccato.
Il cristiano riceve un nuovo battesimo, quello nello Spirito Santo. È la vita nuova unita a Dio, al suo desiderio di amore e di bene per il prossimo. L'immagine dell'agnello che prende su di sè il carico di morte che appartiene all'uomo (la ferita che è scaturita dalla pretesa di esser dio a se stesso e all'altro) rimanda ad uno svuotamento che lascia spazio ad una nuova pienezza: la presenza dello Spirito Santo nell'essere umano. È la proposta di vita evangelica. Qua mi fermo proprio perché la scoperta è data dalla ricerca personale di ciascuno…