by Mauro
15. July 2013 14:50
Concludevo il precedente post denunciando la grave pressione a cui sono sottoposti bambini e ragazzi attraverso il mezzo televisivo. L’esperienza di un Laboratorio viene a stimolare competenze e a fornire strumenti per decodificare i messaggi che quotidianamente vengono propinati a grandi e piccini, senza che alcuno ne rimanga estraneo. La fatica di rimanere consapevoli e capaci di analisi critica appartiene anche al mondo adulto il quale viene “agganciato” attraverso il canale della sessualità o del potere.
Ieri abbiamo cominciato un nuovo Laboratorio residenziale rivolto ad adolescenti delle Scuole superiori e colgo come la sfida educativa rimane complessa sebbene con articolazioni differenti considerata la nuova fase evolutiva in cui si consolida una maggiore indipendenza dalla famiglia d’origine, ricerca di autonomia in cui il gruppo dei pari diventa il sostegno ed il luogo di apprendimento imprescindibile. E proprio ai giovanissimi in quanto gruppo la pubblicità si rivolge spingendo ad introiettare mode la cui sequela è necessaria per sentirsi inclusi nella cerchia, accettati in quanto tosti.
Siamo consapevoli che il creare attrattiva è uno degli obiettivi principali del mercato dei consumi. Attrarre per vendere è regola per il mercato libero, certamente questo è espressione di liberalità democratica, mi chiedo, però, quale codice etico si dia il mercato dei consumi.
I personaggi dei cartoni, i protagonisti degli show televisivi sono ingaggiati per lanciare i nuovi prodotti, ciò procura un “effetto alone” che viene a far trasporre l’investimento emotivo dal mito/personaggio al prodotto che reclama. Si pensi come questa pro-vocazione viene a determinare le richieste dei bambini al di là del sapore di un cibo o della funzionalità di un indumento. Lo stesso vale quando ad essere utilizzato per suscitare interesse è il corpo di un uomo o di una donna, un tipico esempio sono le pubblicità di auto. Modelli che determinano abitudini alimentari, stili di vita, verso cui rivolgere la propria ricerca di piacere e felicità.
Al prodotto da acquistare è legato un ruolo sociale, l’appartenenza ad un gruppo, la capacità di potere sugli altri e la percezione di sé. Questo fenomeno non riguarda solo i minori, ma viene ad influenzare anche gli adulti e la stessa vita familiare.
La TV continua ad avere un grande potere ed esercita un cospicuo controllo sulle coscienze delle nuove generazioni. I telegiornali così come le trasmissioni informative o le fiction televisive si reggono su una selezione dell’informazione e dei modelli da proporre e questo limita la libertà personale, il modo di pensare le cose della vita.
Ricordiamo che il bombardamento televisivo coinvolge l’emisfero destro del cervello sollecitato dallo scorrere delle immagini e questo procura emozioni proporzionate all’identificazione con il protagonista. Più ci si identifica e maggiore è la risonanza e il livello di piacevolezza che ne può seguire. Per i bambini questo può costituire un grave rischio proprio perché inibisce lo sviluppo dell’emisfero sinistro preposto all’analisi, al ragionamento e al linguaggio, avendo perciò delle conseguenze nella crescita delle reti neuronali e la formazione delle sinapsi. Questo processo di formazione delle reti neuronali dura fino all’adolescenza per cui la società adulta dovrebbe sentire tutta la responsabilità educativa e rispondere al compito di cura verso le nuove generazioni. Siamo stanchi di facili analisi diagnostiche volte ad etichettare i teenager senza tenere conto che i ragazzi non hanno le abilità adulte per decodificare quanto viene loro proposto per cui, sempre più, rischiano una assuefazione che passivizza la capacità di scelta.
Oggi all’interno del Laboratorio stiamo condividendo il tema dell’apparire a partire dalla corporeità, come la nostra società intende ed usa la corporeità quale luogo di incontro o di rivalità e di competizione. Quando la percezione di sé e della bellezza viene influenzata dal modello relazionale fondato sull’apparenza/potere allora l’adolescente impara a sentirsi OK se considerato per quello che deve mostrare e non per quello che è. La nostra società infatti pare ammalarsi di “riconoscimento condizionato”, cioè ti considera qualcuno se … Equivale ad esprimersi in termini contraddittori del tipo “ti voglio bene se …”
I partecipanti al Laboratorio durante le attività del mattino hanno cercato nella campagna dell’Oasi “San Francesco” un elemento naturale che potesse esprimere la loro identità. Dopo avere scelto l’elemento simbolico si sono presentati all’intero gruppo utilizzando quel simbolo, successivamente, divisi in sottogruppi, unendo i vari elementi hanno creato storie di vita, favole e racconti fantastici, per raccontarsi insieme agli altri. L’attività espressiva si è conclusa con quadri pittorici ove sono state rappresentate le storie con i colori, le immagini e i vari simboli collocati all’interno del quadro. È così che le storie e le identità individuali hanno iniziato ad intrecciarsi con le storie e le specificità di ciascuno creando trame relazionali volte a scoprire se stessi e gli altri.
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