by Mauro
28. January 2013 21:00
Forse in pochi conoscono il writer di orgine inglese Banksy. Un giovane trentenne che ha attraversato tutta Europa fino ad arrivare anche qua in Palestina per comunicare attraverso l’arte di strada e veiocolare slogans di pace, di rispetto dei diritti, di solidarietà tra i popoli di questa terra, attraverso gli originali stencil, oggi famosi ed imitati in tutto il mondo (quello più comune è la "cabina telefonica inglese assassinata"). Un umorismo satirico capace di denuncia, di sosta volta alla riflessione in merito a ciò che accade sotto i nostri occhi ma, sovente, resta coperto dall’indifferenza.
Mi sembra importante soffermarci sul senso dei murales realizzati sulla barriera di separazione israeliana, realizzando uno squarcio pittorico capace di far andare oltre.
Oggi ho avuto modo di costeggiare l’enorme muro che ha la pretesa di separare Gerusalemme da Betlemme, evitare cioè la comunicazione tra due mondi perché, chiaramente, il secondo, non è meritevole di parola.
L’arte di Banksy è un dono ai Palestinesi di Betlemme per aiutarli a vedere oltre il muro, a mantenere vivo il sogno della vita che non può ridursi ad un insediamento per i rifugiati.
Cerchiamo di chiarire la questione: la Israeli West Bank barrier ossia Barriera di separazione israeliana, è un muro alto 8 mt e lungo 700 km (quindi va ben oltre Betlemme) volto a proteggere Israele e, di conseguenza, ad escludere i Palestinesi. La costruzione iniziata nel 2002 viene ad includere diversi territori occupati cioè villaggi e zone da cui i Palestinesi sono stati cacciati per favorire l’espansione di Gerusalemme. Al di qua una città che vanta una qualità di vita tra le migliori al mondo, al di là zone di degrado estremo in cui matura il desiderio di riscatto che viene costantemente monitorato dai militari israeliani.
Sebbene la Comunità cristiana e diversi Paesi di tutto il mondo si siano opposti risolutamente alla edificazione del muro in quanto luogo di segregazione razziale, di fatto il muro esiste in tutta la sua imponenza e bruttezza da far sembrare, a chi sta da questa parte, di trovarsi come in un carcere ben confinato con alte mura di cinta, filo spinato e postazioni militari dotate di rigorosa sorveglianza.
In alcune zone di confine la Corte suprema israeliana ha fatto indietreggiare il perimetro del muro riconoscendo che si era andati ben oltre la concordata “Linea verde” occupando campi e pozzi appartenenti alle popolazioni dei villaggi locali, in queste occasioni la Corte ha riconosciuto i diritti dei cittadini palestinesi. Nella maggior parte del territorio la definizione della linea di confine è stata alquanto arbitraria.
Molte Comunità religiose hanno scelto di stare al di là del muro, condividono la quotidianità promuovono cultura e vita di fede, e soprattutto con la loro presenza ricordano alla popolazione locale che Dio continua a guardarli, chissà che non faccia come Banksy, apre uno squarcio sulla loro vita mostrando come si può continuare a guardare se stessi andando oltre.