La relazione ci supera

by Mauro 5. maggio 2019 17:43

     Il discorso sull'amore oggi è davvero complesso perchè, troppo spesso, scorre su un linguaggio privo di relazione, fondato sulla novità frutto del rimpiazzo dell'altro. È diventato una questione di potere, di affermazione di sé fino alla subordinazione altrui e, nei casi più gravi, tale deriva diventa violenza agita; ma già le parole e le continue rotture fondate sul “mi sento”, sono un'espressione parecchio virulente.

      Si è ingenerata, dunque, una nuova cultura dell'amore che è divenuta prassi e, a sua volta, tale consuetudine sempre più illimitata ha trascinato verso l'esperienza del non senso e della noia in quanto più niente riesce ad appagare veramente.

      Eppure abbiamo bisogno di parole che raccontino il mistero dell'amore, quello che piuttosto si fonda sul legame relazionale, parole che danno senso e limite e che permettono di sostare nei rapporti e di reggere il vincolo dell'amore.

La pagina del Vangelo di questa domenica ci mostra quanto sia entrata in crisi la relazione che i discepoli avevano con il Maestro. Dopo la Sua morte erano tornati a pescare, a quell'attività di un tempo non reggendo il “peso” dell'amore che si era totalmente consumato per loro. Era incomprensibile quella logica perchè, ancora, c'era in gioco il desiderio di affermazione di sé e la via tracciata da Gesù manifestava lo svuotamento più totale per fare spazio all'altro da amare.

Pietro che qualche giorno prima ancora si gloriava della forza con cui avrebbe difeso il Signore, finanche dinanzi alla morte, in realtà si era sperimentato povero e fragile di fronte alla proposta di combattere senza armi, lui lo aveva rinnegato addirittura tre volte.

Quanto l'uomo non riesce ad affermarsi secondo la prospettiva dell'amore ottenuto per merito ecco che inizia a schiacciarsi su di sé rimestando nei meandri del senso di colpa. Proprio in tale esperienza fallimentare Pietro decide di andare a pescare e con lui anche gli altri discepoli.

Quella notte però non presero nulla, è disastrosa anche l'attività in cui credevano di essere esperti, non hanno più appoggi gli apostoli, sono svuotati di tutto. È a quel punto che il Signore li invita a gettare nuovamente le reti.

È una richiesta inopportuna considerati i risultati ottenuti durante la notte  eppure Pietro accetta. Non è più l'uomo autoreferenziale, lui sa che di mattina non si pesca eppure obbedisce. È a quel punto che Gesù è riconosciuto da loro e quando Pietro lo raggiunge all'interrogativo se davvero amava Gesù risponde che gli voleva bene.

Pietro non è più capace di andare oltre le sue possibilità, riconosce umilmente di non riuscire ad amare pienamente ma di volere bene ed è questa ammissione il punto di partenza per divenire autenticamente discepolo e a sua volta pastore.

Riconoscersi limitati diventa il presupposto per potere accogliere e, dunque, osare il cammino della fede. Ascolta la chiamata chi non copre la sua mancanza con parole o col fare, ma si apre alla relazione; nutre il desiderio, attende e ricerca, custodisce il dono ricevuto però senza mai possederlo. Secondo questa prospettiva Pietro diventerà capace di amare fino al martirio ma solo dopo avere accolto in pienezza l'amore gratuito di Dio.

Lo troveremo annunciare il Vangelo senza esitazione sebbene minacciato di morte. La sua forza adesso è data dalla Parola che ha accolto ed annuncia condividendola con il popolo a cui è mandato. Non si tratta di un calcolare la vita ma spendersi fino a donarsi senza misura.

Lo stesso Tommaso che fino a poco prima pretendeva verificare e toccare per potere credere viene totalmente destabilizzato dall'incontro con il Risorto e le ferite della sua crocifissione. Fino a quando l'uomo cerca di calcolare il suo rapporto con Dio e con le cose, per misurare la convenienza del suo donarsi e fare qualcosa per l'altro, rimarrà schiacciato sul senso di colpa e il rapporto con il Cielo sarà fondato sul senso del dovere e del dovuto. Ma il rapporto con il Signore diventa incontro con la sua misericordia, le ferite del Risorto indicano fino a che punto è stato disposto ad amare e questo incontro disarma e genera la consegna totale a Lui che ci ama più di noi stessi.

È così che la fede cristiana apre alla dinamica del vero Amore quello di cui ogni essere umano vive l'esperienza della gratitudine per il Dono ricevuto, relazione che diventa feconda e capace di dono gratuito, chiamata che viene rivolta ad ogni discepolo.

Add comment

  Country flag

biuquote
  • Comment
  • Preview
Loading

Month List

RecentPosts