Quante volte si sarà domandato che senso ha rimanere...

by Mauro 6. marzo 2013 20:01

    Ho ritrovato un collega dell’Università di Psicologia, di lui avevo perso le tracce, pensavo che dopo il dottorato avesse continuato ad insegnare lì a Roma ed invece, pur avendo ottenuto la cittadinanza italiana e avere sposato una donna italiana, lui ha preferito tornare qua, nella sua terra natia ove oggi insegna all’università di Betlemme.
         Mettendomi nei suoi panni ho avuto molto da riflettere, forse non tutti sanno che il portare scritto sul proprio passaporto il nome di una città palestinese quale luogo natio significa perdere la libertà, o meglio beneficiare di una libertà, come una concessione, condizionata.
         Concretamente cosa significa? Faccio solo qualche esempio di vita quotidiana:
         per passare al checkpoint con a bordo tutta la famiglia devi scendere dall’auto e fare la fila a piedi, nel mentre che moglie e figli con l’auto passano normalmente come di diritto per ogni persona “non palestinese”. I figli e la moglie potranno ricongiungersi con il padre ed il marito solo dopo la lunga fila di attesa al checkpoint pedonale (ove rigorosamente bisogna togliere scarpe e cintura per passare);
         o ancora significa che per andare a Bruxelles per partecipare ad un Convegno internazionale ove sei stato convocato per fare un intervento come relatore, non puoi andare all’aeroporto di Tel Aviv percorrendo settanta km, no non è permesso accedere a quell’aeroporto per cui è bene che ti organizzi perché l’aeroporto più vicino si trova in Giordania! Ossia un giorno di viaggio e un giorno di sosta prima di partire, lo stesso vale per il ritorno. Ciò comporta che un convegno di un giorno abbisogna di un’intera settimana e di molta pazienza;
         significa pure che da un giorno all’altro non sei più autorizzato ad avere un’auto con targa israeliana, sarai professore, l’avrai pure pagata con i soldi frutto del tuo lavoro ma di quell’auto non puoi più far conto: così è la legge!
Potrei continuare ancora ma il racconto non avrebbe fine.

         Rifletto ancora sulla scelta di Giovanni (nome di fantasia), penso a quante volte si sarà chiesto che senso ha rimanere lì, io che lo pensavo a Roma a far carriera. Mi sorprendo oggi nel vederlo, e rifletto sul prezzo che hanno i cambiamenti.

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