Dio è altrove!

by Mauro 24. dicembre 2016 21:51

   L’Evento del Natale smaschera ogni falsa immagine di Dio, ogni sorta di idealizzazione che porterebbe la vita umana ad una continua ricerca di perfezionismo e di astrazione dalla sua ordinarietà. È feriale il volto di Dio che si rivela nel Natale, e quante esistenze affannate cercano la sua immagine da un’altra parte imprigionandolo in schemi moralistici traducibili in comportamenti buoni per essere liberi dai sensi di colpa. Il Dio cristiano è altrove!

Proviamo questa sera ad entrare anche noi nella scena che il Vangelo ci descrive, avviciniamoci alla mangiatoia in cui sta un neonato fasciato ed adagiato su di essa. Si ripete tre volte questa meticolosa descrizione del bimbo fasciato ed adagiato su di una mangiatoia come ad indicarci che le fasce, le stesse che ritroveremo nel Gesù crocifisso e poi nel sepolcro vuoto, sono segno eloquente della limitatezza assunta da Dio nel bambino di Betlemme.

È lo stesso segno che volle contemplare Francesco in quella notte del 1223 a Greccio quando si pose innanzi ad una mangiatoia il bue e l’asinello e nient’altro. Francesco, ci dice il biografo, volle contemplare il disagio vissuto da Gesù e, in quel mistero d’incarnazione, il poverello di Assisi entrò cogliendo il disagio vissuto da Dio e, in esso, il profondo amore che il Signore ha per l’umanità smarrita. 

La pagina del Vangelo (Lc 2, 1 – 14) che ascoltiamo in questa notte santa ci racconta del censimento indetto dall’imperatore romano per riscuotere le tasse da tutti i cittadini. Quel censimento non dice di un interesse per l’altro, per l’individuo che potrebbe essere disagiato in una sperduta regione dell’impero, ma della brama di potere e ricchezze di un uomo che, oltretutto, si credeva dio in terra. Tutto il mondo conosciuto era sotto il dominio romano e tale censimento per Cesare Augusto costituiva la ratifica della totale sottomissione.

A fronte di questa epopea troviamo i fatti della natività in un luogo sconosciuto ai più, Betlemme. Pensare che, seppur nel delirio onnipotente dell’uomo, Dio trova sempre una via per esprimersi e realizzare il suo progetto d’amore. Apparentemente è il potente a dominare e guidare il tutto ma, di fatto, Dio aveva già  promesso che il Messia sarebbe nato nella città di Davide. È quel che accadrà in quanto lì vanno  Maria e Giuseppe per farsi censire!

 Ora troviamo la scena del bimbo fasciato nella mangiatoia, Maria lo adagia lì “perché non c’era posto per loro nell’alloggio”. Gesù è consegnato alle cure di questa madre e di Giuseppe, il meglio che riescono fare è proprio trovare riparo in una mangiatoia, quindi un luogo disagiato che, apparentemente, non costituirebbe lo spazio ove accogliere un neonato.

Ecco come è stato celebrato il Natale duemila anni fa: attraverso il rifiuto ad accoglierlo da parte dei più. Presenti solo Maria e Giuseppe che si erano lasciati spiazzare dalla proposta di Dio, abbandonando il progetto che li vedeva occupati fino a poco prima. La relazione verticale nella vita presuppone la disponibilità a sovvertire i piani orizzontali tramati senza l’ascolto del Signore. È questo il “disagio” che sovvertì il cuore di Francesco d’Assisi, lui che aveva conosciuto la tristezza della pianificazione di vita senza Dio, volle attraversarlo stando vicino a Cristo e non solo la notte di quel Natale a Greccio.

Lo troviamo consegnato alle mani di una creatura, fragile anche lei ma capace d’amore, l’unica cosa che ci rende simili a Dio. Pensiamo come il “sì” di Maria non significhi trasmettere la vita perfetta al figlio Gesù, piuttosto è un concepirlo in tutta la limitatezza umana, precarietà di cui fin da subito Gesù farà esperienza. Quello che ci viene immediatamente mostrato nel Natale, allora, è il volto di un Dio si fa presente nella storia concreta dell’umanità incontrandola nel suo limite.

Con questa prospettiva possiamo celebrare anche noi questo giorno santo, possiamo incamminarci insieme ai pastori che si lasciarono stupire. È bello il canto che ascoltarono, ci restituisce verità e dignità: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Non si dice “gli uomini di buona volontà”, la relazione con Dio non è frutto di un mero sforzo umano nel fare buone azioni che, magari, diventano il prezzo da pagare per ottenere lo sguardo benevolo di Dio.

È, piuttosto, lo stupore per l’Amore che si china fino in fondo, fino ad adagiarsi in una mangiatoia, come a mostrarci simbolicamente il desiderio di essere nutrimento e cioè regalo profondo per la vita di ogni essere umano. Che sia Natale di stupore per tutti.

 

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