Le parole della psicoterapia e la Parola dell’accompagnamento spirituale /1

      Dobbiamo ammettere che molte parole ci cadono addosso ogni giorno e la maggior parte di esse sono solo rumore che spinge l’essere umano in un vortice di emozioni e di pensieri portandolo, cioè, a vagare senza meta. A che pro l’uso della parola?
       Già la psicoterapia cerca di restituire valore alle parole, significato ai contenuti che veicolano e rispondenza ai dati di realtà. Le parole ed i vissuti interiori tornano a raccordarsi, e le dimensioni deliranti trovano contenimento ed assumono una espressione consona a se stessi e alla realtà che ci circonda. Ciò non significa che la psicoterapia spegne il sogno o la capacità di profezia, e quindi di tradire le consuetudini sociali, capacità che è propria dell’uomo e che esprime attraverso il racconto. Piuttosto dota il “pellegrino della terra” di consapevolezza, di lettura dei processi ed eventuale decisione di cambiamento.
         L’accompagnamento spirituale spinge oltre. La parola o, meglio, la domanda esistenziale viene rivolta al Creatore. Cerca di favorire l’espressione della relazione tra l’uomo e Dio, di fare emergere le domande che soggiacciono ai vorticosi moti dell’animo, riallinea la direzione della ricerca.
       I due percorsi cooperano nel favorire l’incontro con l’uomo interiore, scevro dai rumori esterni (pubblicità, continue connessioni telefoniche o web) e da quelli interni (discorsi sul da farsi o sul già fatto, pensieri e film mentali frutto del quotidiano bombardamento mediatico o di ciò che nutre la propria vita).
         Se la psicoterapia cerca di “riparare” alle esperienze traumatiche e di sbloccare i punti di arresto nella crescita dell’individuo, l’accompagnamento spirituale mira ad una guarigione ed un nutrimento che possa radicare la persona nella Verità sulla sua esistenza.
        La psicoterapia avanzerà gradualmente partendo dalla storia, dal racconto delle percezioni che dall’infanzia al momento attuale il paziente vive. Coglierà in tal modo gli aspetti di vulnerabilità ed i relativi processi disfunzionali così come le risorse, le prospettive future,i fattori protettivi, le parti adulte, la presenza o meno di un “Io osservatore” funzionante.
            La peculiarità dell’accompagnamento spirituale è che punto di partenza e che si rivolge dapprima al presente e alla meta verso cui esso è rivolto per poi tornare a rileggere il passato. E questo itinerario si svolge attraverso il confronto diretto con la Parola.
          Se il soggetto è nel malessere, nel buio esistenziale o in profondi stati di disagio, l’accompagnatore spirituale avrà bisogno della Parola attraverso la quale leggere la vita attuale e, attraverso di essa, illuminare il passato ed il cammino futuro. Il passato non è mai il punto di partenza, questo servirebbe solo a “leccarsi le ferite” o ad assumere posizioni vittimistiche incastrate dai sensi di colpa e dai relativi pregiudizi su se stessi.
         È la Parola a potere illuminare e svelare un significato nuovo della propria esistenza. Questo non significa, adottare letture superficiali a buon mercato, non si può risolvere lo stato di prostrazione di un individuo con un’espressione affettata tipo “Coraggio Gesù ti ama” o di circostanza “Ha finito di soffrire ora in cielo è felice”. Seppure tali frasi racchiudano profonde Verità di fatto sono distanti da chi le riceve e, se pre-confezionate, anche da chi le pronuncia.
         L’accompagnamento spirituale parte dal presente proprio perché in esso si rivela il Kairòs, il tempo di grazia, cioè il momento in cui si può avere illuminazione e, prima ancora, l’Incontro. Se è il mio oggi a trovare Luce allora attraverso questa esperienza attuale posso esplorare il mio passato e proiettarmi nel futuro. A partire da questa Luce torna il desiderio di vita e di verità. È l’esperienza dell’amore, quello che nutre l’esistenza,a ricondurci con fare nuovo al passato per guarirlo e che spinge verso il futuro con una mission rinnovata. (continua)