Credere è avere un interlocutore

by Mauro 4. marzo 2013 23:00

   Credere che la propria vita possa cambiare da un istante all’altro è cosa impensabile fino a quando non lo si sperimenta, eppure la vita a volte ci riserva delle sorprese. È di questa imprevedibilità che parla la storia di due grandi personaggi dell’ebraismo italiano:  Alphonse-Marie Ratisbonne ed Eugenio Zolli.
        Il primo concluse il suo itinerario terreno il 6 maggio 1884 ad Ain Karin, in Terra Santa ove si era trasferito per promuovere il dialogo ebreo-cristiano. Lui che era un pensatore anticattolico, laureatosi in giurisprudenza alla Sorbona all’età di 29 anni tutto ad un tratto, entrato per curiosità nella chiesa di S.Andrea delle Fratte in Roma, si convertì al cristianesimo.
        Ebbe a raccontare successivamente: “All'improvviso mi sentii preso da uno strano turbamento e vidi scendere un velo davanti a me. La chiesa mi sembrò tutta oscura, eccettuata una cappella, come se la luce si fosse concentrata tutta là... Levai comunque gli occhi verso la luce che tanto risplendeva e vidi, in piedi sull'altare, viva, grande, maestosa, bellissima e dall'aria misericordiosa, la Santa Vergine Maria simile, nell'atto e nella struttura, all'immagine della medaglia che mi era stata donata perché la portassi... compresi tutto di colpo”. Da quel momento spese tutta la sua vita nella missione in Terra Santa, prodigandosi nell’annuncio del Vangelo agli ebrei.
        Israele Zoller, così si chiamava prima della conversione al cristianesimo, dopo la formazione nelle scuole rabbiniche nel 1911 fu nominato vice-rabbino di Trieste e nel 1940 Gran Rabbino di Roma. Si trovò a difendere la comunità ebraica dopo l’occupazione tedesca e riuscì a trovare scampo alla deportazione dei 2000 ebrei romani avvenuta la notte del 16 ottobre 1944.

         Dopo l’arrivo degli alleati continuò a guidare la Comunità romana per un altro anno e manifestò la sua gratitudine a Pio XII per avere nascosto numerosi ebrei nelle chiese e nei monasteri sottraendoli alle ispezioni tedesche. Al termine del 1945 comprese che era arrivato il momento di lasciare la fede dei padri per ricevere il battesimo cristiano. Raccontò successivamente che negli anni l’approfondimento della Scrittura sempre più lo aveva avvicinato alla figura di Cristo, finché il giorno dello Jom Kippur, Giorno dell’Espiazione, la consapevolezza fu piena: un’apparizione di Gesù, la stessa che ebbe la moglie e la figlia pur stando in sedi diverse, segnò la conferma definitiva di quanto sentiva.
        Ora non si tratta di soffermarsi sugli eventi straordinari che toccarono questi due uomini, in genere la fede è molto più ordinaria, passa per la quotidianità di ogni persona. Piuttosto Ratisbonne e Zolli mostrano come l’esperienza religiosa richiede il rimanere aperti alla proposta di Dio. Credere significa avere un interlocutore nella propria vita.

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