Direzioni di vita

by Mauro 29. gennaio 2013 12:00

   Oggi a Betlemme festeggiamo le sante Paola ed Eustochio. Paola era una patrizia romana, discendente dei Gracchi e Scipioni, nata nel 347. Una volta rimasta vedova, si consacrò insieme ad altre donne andando ad abitare sull’Aventino ove nacque una Comunità di consacrate, a loro si unì anche la figlia Eustochio. Proprio sull’Aventino Marcella un’altra nobildonna anche lei vedova, aveva avviato un’esperienza di vita austera, un cenacolo biblico che fu frequentato anche da san Girolamo.
       Successivamente Paola ed Eustochio decisero di seguire san Girolamo quando lasciò Roma per andare dapprima in Egitto e poi in Terra santa. Con lui si stabilirono a Betlemme e ivi lo aiutarono nella trascrizione della Bibbia in latino ossia la Vulgata. È straordinaria la vita di consacrazione di queste donne e la dedizione che ebbero per la Scrittura. Loro, competenti nelle lettere classiche e nell’ebraico, sostennero il lavoro di Girolamo in quella versione che dopo diversi secoli, dal Concilio di Trento in poi (1546), divenne l’unica edizione latina della Scrittura riconosciuta dalla Chiesa. Entrambe, e così anche Girolamo, furono seppelliti vicino la Grotta della Natività (nelle odierne grotte sotto la Basilica di Santa Caterina).
       Loro che furono generate alla vita interiore da santa Marcella e poi da san Girolamo, generarono tanti cristiani in Terra santa, al punto che diverse donne gli si unirono consacrandosi.
       Ieri come oggi si pone una rilevante questione: così come abbiamo bisogno di essere generati alla vita naturale da due genitori, abbiamo bisogno anche di guide che possano generare alla vita spirituale.

       Constato che diversi sacerdoti e consacrati stanno rinunciando a questo compito inerente al loro ministero, l’ascolto interiore di sé e dell’altro sembra un qualcosa che non appartenga al ritmo frenetico di molte parrocchie o conventi. Eppure il ministero pastorale è innanzitutto un ministero nella guida alla vita di fede e non tanto un impartire precetti da vivere. C’è una differenza sostanziale tra queste due prospettive: nella prima la vita interiore è un'esperienza che va nutrita e favorita nella crescita esperenziale, nella seconda invece la vita di fede viene equiparata ad una forma che viene da fuori e veste, ma solo esteriormente, il sedicente cristiano.
       Oggi, inoltre, si corrono due ulteriori rischi: quello di intendere l’accompagnamento spirituale come un paternalismo che ingenera dipendenza da sé e non crescita (siamo nel caso di un delirio narcisistico da parte del pastore), e quello di chi delega al Terapeuta il compito di generare alla vita di interiore. Quest’ultimo è un equivoco, anche se meno dannoso rispetto al primo, che confonde l'obiettivo terapeutico, e cioè la capacità di ascolto e di consapevolezza, con l’ascolto della vita di fede o con il discernimento dello Spirito ed il poter coltivare la relazione con Dio; ambito, quest'ultimo, certamente differente anche se viene supportato dal primo. Un uomo che si permette ascolto è un uomo che può iniziare un cammino interiore, ma siamo appena all’inizio.
       Riconosco che nel nostro tempo in cui è in crisi la paternità naturale ancor di più lo è quella spirituale, eppure il mondo abbisogna di padri. Ciascuno ha bisogno di scoprire dentro di sé la direzione della propria vita. È per questo che oggi come allora il pellegrinaggio è esigenza di vita.

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