Pensare lo sviluppo di un Paese a partire dall'alfabetizzazione emotiva

by Mauro 7. agosto 2014 18:37

          Nei nostri quartieri a rischio di disagio sociale lavoriamo per favorire l’alfabetizzazione emotiva e la rieducazione dei sentimenti e siamo consapevoli che simile piano di intervento sarebbe opportuno anche nei quartieri “bene” ove la prosperità economica sovente è correlata all’analfabetismo emotivo come nel caso della alessitimia, in cui la persona non riesce a riconoscere dominare i propri vissuti emotivi, o dell’atimolessia in cui ne abusa senza sentirli consapevolmente.

        In questo periodo di soggiorno nella “terra delle aquile” mi rendo conto di quanto, anche in questo luogo, sarebbe interessante un intervento di promozione e prevenzione sociale attraverso l’educazione emotiva all’interno della scuola primaria.

       Trattare di alfabetizzazione emotiva significa restituire all’individuo la capacità di sentire pienamente la vita e di prestare attenzione ai suoi vissuti. Parlo di “restituire” poiché naturalmente l’infante sente ed esprime spontaneamente ed è il rispecchiamento empatico a favorire, o meno, il contatto e la capacità relazionale. Le emozioni veicolano i rapporti umani ciò significa che la qualità ed il significato delle relazioni passa per l’ascolto emozionale.

          L’Albania ha attraversato un periodo di grave dittatura sotto Enver Hoxha, un tempo in cui all’individuo è stato negato di pensare e sentire se non secondo il dettame del regime. Molti testimoni sopravvissuti a quegli anni continuano a ripetere che “l’uomo è stato distrutto dentro e fuori” perché alla privazione di libertà di espressione si aggiungeva la repressione di ogni tipo di autonomia.

          Simile brutale forma di repressione e negazione dell’identità umana, con  prevedibili conseguenze di ordine psicologico, ha trovato luogo in una terra ove vigevano codici di leggi e venivano a regolare i comportamenti sociali,  il più importante ancora oggi è il Kanùn di Leke Dukagjini.

       Il Kanùn regola i comportamenti sociali prescindendo dai vissuti emotivi e relazionali propri del “qui e ora”. La regola comportamentale viene a prevalere sulla qualità emotiva del rapporto che si ha con una persona, ciò significa che un amico o fratello a cui si è particolarmente legati può diventare un nemico da eliminare, perché lui o un suo parente ha avuto una controversia con un proprio familiare. Oppure, in direzione contraria, la persona che ha eliminato un proprio parente o amico può essere accolta come membro del proprio Fis (clan familiare) e quindi da difendere anche con il proprio sangue, dopo che è avvenuta una riconciliazione. Rotture fino alla vendetta di sangue o riconciliazioni fino alla difesa con il proprio sangue, dettate dal Kanùn prescindendo dal proprio sentire.

       Intuisco lo stress emotivo e la negazione dei vissuti personali che può derivare dall’assunzione di simili Codici comportamentali, come ancora oggi accade in numerosi villaggi dell’Albania, o dalla rimozione di fronte alla storia familiare subita durante la repressione del regime caduto alla fine degli anni ’80. Un ulteriore fattore di rischio è dato, inoltre, dalla spettacolarizzazione del mito europeo e la fuga nel sensazionalismo a discapito dell’interiorità e dello spazio di intimità personale. 

            Un simile cortocircuito emozionale abbisogna di cura, comprensione, ed elaborazione per favorire la qualità della vita della popolazione locale, una sana progettazione sociale che comincia dal permesso che ogni cittadino si dà nel pensarsi in un personale progetto di vita basato sul rispetto della propria dignità.

             Tracciando un brainstorming di risonanze che raccolgo durante questi giorni mi tornano in mente espressioni del tipo: “non so fidarmi”, “paura che possano farmi del male”, “cerco di vivere e non di sopravvivere”, “l’orgoglio nasconde la fragilità”, “desidero trovare la libertà nella mia Patria”, “se non ora quando?”. Frasi che mi riportano al bisogno di dare senso alle emozioni ed ai sentimenti, contenuto alle parole, al lasciare che la ragione si integri con il sentire, governandolo fino a coltivare, maturare, un sogno di vita. 

 

 

 

Comments (1) -

Rafael Rivera
Rafael Rivera Italy
13/08/2014 22:52:50 #

Fra Mauro parla di analfabetismo emotivo penso che ogni tipo di analfabetismo (perché oggi possiamo identificare vari tipi)ci deve portare a riconciliarsi con quella dimensione vulnerata,in questa particolare: mi deve portare alla riconciliazione dei mie affetti, perché, solo nella misura che ritrovo me nel Altro posso conoscere all'altro e fare insieme un cammino di crescita.

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