Festa controtendenza

by Mauro 13. maggio 2018 08:11

   Festa controtendenza è quella che il cattolicesimo celebra quest'oggi, domenica dell'Ascensione. Si, perchè in modo esemplare viene indicato il Cielo quale luogo per attraversare il cammino in terra. Intendiamoci, non si tratta di un mero luogo staticamente inteso, è piuttosto un luogo relazionale dove l'esperienza di comunione si apre dal Cielo alla terra.

Dopo l'Evento dell'incarnazione, della passione morte e resurrezione, ora Gesù passa al Padre così come aveva annunciato prima. C'è una meta che Lui deve raggiungere mostrando, così, la via che riguarda tutti i suoi discepoli.

Eppure sembra che l'umano, anche i cristiani, continui ad affannarsi quotidianamente come se questa terra rappresentasse la stazione di arrivo, la tappa definitiva dell'esistere. Perfino l'epitaffio o la sepoltura assume una tale importanza come a rappresentare il tutto del permanere di una persona.

La questione della meta è importante, senza di essa si perde la direzione, si comincia a girare a vuoto percependo i tanti meandri esistenziali quali rifugi sicuri per il proprio cammino. Questa illusione ha portato, ai nostri giorni, un diffuso nascondimento esistenziale, il genere umano appare nascosto e, di conseguenza, indifferente al prossimo, chiuso in uno stato che frequentemente assume tonalità depressive.

L'evento dell'incarnazione ha compimento nella Pasqua che comunque non è ancora l'ultima tappa. Quando, infatti, Maria di Magdala incontrerà il Risorto, Lui le dirà di non tratternerlo perchè deve andare al Padre. Non potrà essere fermato perchè deve andare oltre, Maria e così tutti gli apostoli dovranno mantenersi in cammino, non è stanziale la vita del discepolo. 

Nel credo, ancora, professiamo che Gesù: salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente, verrà a giudicare i vivi e i morti. Un itinerario che dà il senso del tempo della chiesa che si muove tra un'esperienza che la precede e una che raggiungerà. È da questa tensione che nasce il senso delle cose ed il gusto del presente.

La grande frammentazione dei nostri giorni è dovuta al fatto che le esperienze vengono separate dalla meta e i mezzi vengono assunti a fini. La tecnica, assolutizzata, viene a dominare la libertà dell'individuo anziché favorirne l'espressione, basti pensare alle nuove dipendenze. La pausa festiva, occasione per prendersi cura del proprio ritmo affettivo e relazionale, diventa ulteriore tempo ansiogeno per fare soldi. La famiglia il luogo dell'affermazione di sé sull'altro anziché il contesto in cui condividere un cammino rivolti verso una meta.

La festa dell'Ascensione nel ricordarci la meta ci indica come leggere il presente, farcene carico per attraversarlo ed andare oltre. È per questo che all'ascensione è legato nel Vangelo l'invio missionario dei discepoli. Sono resi adulti nella fede, è il rapporto di fiducia a muovere la Chiesa, la quale con la sua opera è chiamata a mostrare il sapore di eternità in questo mondo. È per questo che la missionarietà non potrà mai assumere i criteri del proselitismo o della pianificazione strategica. La conversione, infatti, è frutto dell'essere affascinati dalle cose di Dio.

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