Ripensare il Territorio pensandosi Comunità

by Mauro 3. novembre 2013 12:00

              Guardo con ammirazione al progetto educativo realizzato a Reggio Emilia, Città ove la qualità della vita sociale è cresciuta man mano che si è sviluppata una cultura del bene comune, della dignità del cittadino e della Città quale luogo di relazioni e servizi prima ancora che di business. Una politica che non delega il suo ruolo dando il primato all’economia ma resta a servizio della Comunità formata da persone.  Proprio Howard Gardner nel libro Cinque chiavi per il futuro descrive l’etica sociale maturata da Reggio Emilia con queste parole Io credo che il ruolo del cittadino richieda un atteggiamento etico: richieda cioè la convinzione che la propria comunità dovrebbe possedere certe caratteristiche di cui l’individuo possa andare fiero, e l’impegno ad agire in prima persona affinché la comunità ideale diventi realtà. Questo significa investire di responsabilità sociale ogni singolo cittadino favorendo il processi di cambiamento attraverso l’espressione del senso di bellezza che l’essere umano porta dentro, il gusto per ciò che fa bene al vivere.
              Simile atteggiamento, a mio parere, è strategia per passare dall’utopia al sogno, dall’idealismo alla profezia espressa nel sogno, così come lo ha inteso Adriano Olivetti grande pensatore, prima che imprenditore, del secolo scorso: Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande.
              Oggi che abito a Palermo sperimento tutto il bisogno che ha la nostra Città di passare attraverso questo processo di ripensamento dell’attività politica e della vita sociale. Assistiamo ad una sorta di riduzionismo e depauperamento del patrimonio umano ed ambientale che si esprime in progetti a breve gittata, capaci di tamponare le emergenze senza un Pensiero altro.  Nel post  http://www.larelazionechecura.it/post/Emergenza-sociale-Guardiamo-il-contesto.aspx facevo riferimento all’importanza della lettura del Contesto per comprendere l’intervento particolare. E per contesto non intendo semplicemente le risorse ambientali e tradizionali del territorio ma anche le potenzialità inespresse, quei sogni che il potenziale umano porta con sé e che abbisognano di espressione in un disegno unitario.
              Non pensare al contesto, giusto per fare un esempio, è quel che oggi sta avvenendo nella nostra Città. Sempre meno investimenti volti al sostegno ed accompagnamento sociale stanno portando alla costante chiusura di servizi rivolti ai minori, ciò nell’arco di un decennio porterà all’aumento esponenziale della microcriminalità, fenomeno di cui ci si accorgerà solo quando sarà un’emergenza sociale!                                                                                                          
              Progettare in termini di Contesto significa rinunciare ad un parcheggio che soddisferebbe un bisogno immediato, per realizzare in quell’area un’oasi verde, un luogo di aggregazione per le famiglie ove i piccini, e non solo, potrebbero giocare. Significa pensare il processo educativo a partire dalla scuola d’infanzia fino alla scuola superiore, favorire salute mentale dei cittadini attraverso spazi e tempi di ben-essere. Si, mi riferisco alla categoria spazio-temporale di cui si tiene davvero poco conto. Si implementano nuovi quartieri abitativi privi di spazi verdi, luoghi per lo sport, la lettura, l’aggregazione culturale, magari con l’intendo di promuovere esodi giornalieri all’interno della Città in modo da alimentare il mercato dei consumi. L’apertura della attività domenicali ha sacrificato il tempo di sosta e di ritrovo della famiglia, il tempo per il “sacro” per andare in profondità per trovare senso e significati alla propria esistenza. L’essere umano, privato dello spazio e del tempo, è ridotto alla vita di superficie, a pattinare nel mercato dei consumi alla ricerca di un rifugio capace di dare appagamento al suo desiderio di profondità.
             Il pensiero politico così come l’educare è un atto di reciprocità, abbisogna di scambio e ricerca comune dell’identità e della prospettiva futura. Il modello verticistico inteso come erogazione di servizi o di contenuti formativi rende passivo l’interlocutore, ne inibisce la creatività. Quale possibilità di cambiamento in un sistema così organizzato?
              Pensarsi Comunità è ben altra cosa, tutto diventa “cosa nostra”, luogo in cui la progettazione partecipata è responsabilità comune, in quel caso la Città è desiderio e sogno di ogni cittadino e, proprio per questo, nuova realtà, una nuova Palermo.  

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