Lo stupore di Francesco d'Assisi (1)

by Mauro 27. novembre 2012 18:00

         Francesco di Assisi oggi, dopo ottocento anni, mantiene la sua attualità ed è riferimento in tutto il mondo per cristiani e non, credo a motivo della sua umiltà.

         Il santo di Assisi inizia la riscoperta della sua vita a partire dall’incontro con i lebbrosi e, in special modo, dall’incontro con il Crocifisso allocato nella chiesetta di San Damiano.

           In questi giorni di sosta e di ascolto in terra di Assisi spesso mi trovo a fermarmi di fronte alla meravigliosa effige custodita nella Basilica di santa Chiara. Contemplandone la ricchezza mi propongo ora di far risuonare qualche spunto utile a riscoprire la nostra identità cristiana e, ancora, la Missione che è affidata a ciascuno. 

          Si tratta di una icone dipinta da un iconografo probabilmente influenzato dalla spiritualità dei monaci siriani presenti in quel periodo (dodicesimo secolo) in Umbria. Attraverso quest'immagine sacra viene narrato il Volto di Cristo crocifisso e, così come è di ogni icone, nell’immagine si raffigura un frammento che apre al Mistero. Pertanto il Crocifisso rappresenta un condensato di spiritualità, una finestra che si apre sulla Storia della Salvezza di cui la Croce è l’epilogo ma non il punto di arrivo. Infatti per il cristianesimo la Croce rappresenta il fine e non la fine della missione del Dio fatto uomo.

             Così narra il Celano nella Vita Seconda di San Francesco (FF 593-594): "Era già del tutto mutato nel cuore e prossimo a divenirlo anche nel corpo, quando, un giorno, passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti. Condotto dallo Spirito, entra a pregare, si prostra supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla grazia divina, si ritrova totalmente cambiato. Mentre egli è così profondamente commosso, all’improvviso – cosa da sempre inaudita – l’immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parla, movendo le labbra. “Francesco, - gli dice chiamandolo per nome – va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”. 
              Francesco è tremante e pieno di stupore,  e quasi perde i sensi a queste parole. Ma subito si dispone ad obbedire e si concentra tutto su questo invito. Ma, a dir vero, poiché neppure lui riuscì mai ad esprimere l’ineffabile trasformazione che percepì in se stesso, conviene anche a noi coprirla con un velo di silenzio.  Da quel momento si fissò nella sua anima santa la compassione del Crocifisso e, come si può piamente ritenere, le  venerande stimmate della Passione, quantunque non ancora nella carne, gli si impressero profondamente nel cuore."

        In primo luogo è l'atteggiamento di tremore a stupore a dover caratterizzare il cristiano e la sua missione. La paura propria di chi si sente al cospetto di Dio, e pertanto portatore del suo dono, del suo sguardo, della sua Parola. L'annunzio scaturisce dal riconoscere la sacralità di Dio nella propria vita e, di conseguenza, la responsabilità verso il mondo. Penso ai numerosi Missionari di Strada che si ritrovano ogni anno a vivere una missione in spiaggia: prima di partire c'è un sostare innanzi al Signore fino a lasciarsi cogliere dalla sua presenza. La presenza di Dio dinanzi al quale continuano a sostare anche nel corso di una missione (come ad esempio alla Tenda della preghiera) prima di andare ad animare. E' lo stupore di chi si sente attraversato dalla grazia di Dio, lo stupore di chi contempla la Misericordia dell'Altissimo, lo stupore di chi va verso l'altro mai dato per scontato ma persona da scoprire ed, in primo luogo, da riconoscere. 
        La singolare Croce appare incorniciata in un giro di conchiglie dorate, simbolo dell’eternità del cielo. Una cornice che rimane aperta in basso, ove si scorgono alcuni personaggi che raffigurano i credenti, tutti coloro che “leggendo” l’icona decidono di entrare nel Mistero della vita di Dio che porta all’eternità.  E' l'accoglienza propria di ogni MdS, di chi rimane aperto all'altro ricevuto quale dono di Dio. L'accoglienza è in primo luogo uno stile di vita conseguenziale all'incontro con Cristo. E' l'atteggiamento minoritico di Francesco che fa spazio a quanti Dio gli mette accanto a partire dai lebbrosi, accoglienza per lui equivale a riconscersi "uno di loro". E' un atteggiamento che comincia molto prima di un'esperienza di missione, fare spazio all'altro a partire dal proprio tempo  e dai propri interessi.

        La Croce di san Damiano è l’immagine biblica dell’albero della vita rappresentata dal legno della Croce da cui nasce la Comunità dei Salvati. L’immagine di Cristo è gloriosa, è vivo, è il Cristo pasquale. Emergono gli occhi aperti rivolti verso il cielo ed al contempo verso chi sta innanzi. È l’identità di Cristo, ponte fra cielo e terra, contemplare il suo volto equivale a conoscere il volto di tenerezza del Padre. Un riferimento analogo si ha nel Cristo Pantocratore di Monreale.

         Indicativo che lo sguardo abbia questa duplice direzione. La visuale del MdS è data da questa prospettiva bifocale, mai chini verso la realtà così come appare, ma cogliendola come pervasa dalla possibilità di Dio, Lui che riesce "a fare nuove tutte le cose". E' l'esperienza di tante missioni ove, quello che nei mesi invernali appariva un paesaggio difficile da incontrare, poi si rivela un luogo attraversato dalla presenza di Dio.

         Lo sguardo dell'uomo ha bisogno di ancorarsi su un qualcosa di più grande della mera evidenzia, la speranza cristiana è profezia per questo mondo, e noi, seppur fragili, ne siamo portatori.

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