Ri-creazione sociale ovvero agente di cambiamento: l’Animazione socioculturale

by Mauro 29. aprile 2014 10:00

       L’animazione è ricreazione? È mero scuotimento dell’Io connotato da un’euforia passeggera? Questi luoghi comuni diffusi anche nel campo psicopedagogico non rispondono a verità.
          Fin dagli anni ’80 ho colto nell’animazione socio-culturale uno strumento privilegiato per inserirsi nei tessuti territoriali, coglierne i bisogni e far emergere le istanze ed i vissuti. Ciò mi ha permesso di creare condivisione, tessere trame relazionali capaci di innovazione e cambiamento, solidarietà e compartecipazione. L’animazione è frutto dell’ascolto e del dialogo, è progettazione e sfida, accompagnamento che genera ri-creazione sociale.
           Un percorso, quello dell’animazione, di cui mi sembra che la politica odierna tenga poco conto. Non interessa la riflessione partecipata o la compagnia dei “senza voce”, certo apparentemente le piazze o il web sembrano essere rifrequentate dai “nuovi” leader politici ma il popolo continua a vivere nella solitudine passiva, spettatore di una partita di cui dovrà soltanto pagare il conto.
         I più sorridono dinanzi ai Centri di animazione, si crede che siano poca cosa rispetto alle vere questioni  sociali e i tagli di spesa dimostrano come i primi a soccombere sono proprio i storici Luoghi ove il prezioso capitale umano viene disperso insieme alle centinaia di utenti. (vedi post http://www.larelazionechecura.it/post/Il-futuro-dipende-dalle-nuove-generazioni.aspx).
          Don Aldo Ellena con il quale prese avvio a principio degli anni ’70 la rivista Animazione Sociale, indicava l’animazione come un “Vivere in situazione, vivere in prospettiva, animare la situazione perché maturi la prospettiva”. Nel Manuale di animazione socio-culturale che scrisse con Guido Contessa, affermava che l’animazione è finalizzata a restituire ad ogni persona le libertà che le sono negate.
         Lavorare nell’ambito dell’animazione comporta una scelta di campo, significa adoperarsi per la prevenzione piuttosto che nella cura, pensare in termini progettuali favorendo l’espressione delle potenzialità anziché intervenire per porre rimedio al danno manifesto.  L’animazione vede l’essere umano in situazione, a partire dal suo contesto, ma questa non è una visione “cristallizzata”, riconoscendo l’essere in situazione ne osserva le potenzialità ancora inespresse, scopre il talento nascosto.
            Dal 2004 con più di cento giovani condividiamo nel territorio siciliano l’esperienza dei Missionari di strada. L’animazione così diventa contesto di evangelizzazione, piattaforma relazionale su cui scorre l’annuncio del Vangelo.

           La fraternità itinerante dei Missionari di strada crea nell’arco di una settimana un contesto ludico espressivo, avvalendosi delle diverse forme di arte di strada, che funge da spazio di incontro, luogo di socializzazione e di apertura fiduciosa, occasione di confronto culturale e di riflessione sul proprio orizzonte di senso.

           Nel caso specifico della Missione di strada l’animazione mostra la sua funzione di contesto creativo, spazio che apre all’inedito, all’inatteso, e proprio questa dimensione corrisponde al locus nascendi dell’esperienza religiosa propria dell’essere umano.


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