Un altro modo di dire pace

by Mauro 13. novembre 2018 08:08

      Non è sufficiente passare dal principio di “non ingerenza” a quello di “non indifferenza” così come è stato con l'approvazione, nel 2005,del R2P (principio della Responsibility to Protect) e cioè del principio che permetteva alla comunità internazionale di utilizzare la forza a favore di quanti stavano subendo gravi ingiustizie.

       È per tale “responsabilità di proteggere”, certo incentivati dalle multinazionali del petrolio, che siamo entrati in Libia nel 2011 al fine di custodire le popolazioni in pericolo.

       L'operazione Odissea all'alba (Odyssey Dawn) si rivelò una vera e propria azione di guerra, i tornado decollati  dalla base aerea di Trapani-Birgi colpirono la zona della città di Misurata ma gli effetti di quell'intervento umanitario non sortì gli effetti auspicati. Oltre a mietere vite umane l'operazione contribuì a sfregiare un territorio di cui, in un recente passato, l'Italia si era preso cura e, alla fine, non si arrivò ad una reale stabilità politica.

Nel mentre che stamane nella nostra Palermo si riunisce la Conferenza per la Libia per stabilire nuovi equilibri per mantenere le tregue, noi ci riuniamo con il nuovo gruppo di volontari del servizio civile che opereranno al Centro Tau e nel centro Crescere a Danisinni, convinti che la pace è frutto di relazioni che si tessono nel quotidiano e che coinvolgono alla base la popolazione di un luogo.

È necessario passare dal principio di “non indifferenza” a quello di “non violenza” altrimenti si continueranno a rivendirare motivazioni per l'uso delle armi nei confronti del “cattivo” di turno e ciò sarà, sovente, determinato dall'interesse del momento.

La logica dei corridoi umanitari o quella della promozione di un territorio da ascoltatori piuttosto che da colonizzatori corrisponde a un modo “non violento” di trattare le questioni e le emergenze.

Un giorno il Rabbì d'Israele ebbe a dire “Vi do la mia pace, non come la da il mondo”. Si riferiva, Gesù, alla riconciliazione frutto del dono di sé per amore. Il perdono da cui scaturisce la pace non può avere un prezzo altrimenti tornerebbe ad essere esercizio di potere e di assoggettamento, fino ad una nuova ribellione. 

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