Il rischio di sprecare per custodire

by Mauro 14. aprile 2014 12:00

           Continua la nostra lettura esistenziale attraverso il Vangelo della settimana santa. Oggi al centro sta un gesto di estrema attenzione all’altro: un vaso di Nardo pregiato viene cosparso sui piedi di Gesù ed asciugato con i capelli della donna che ha compiuto quel singolare gesto.
           Il profumo è il segno dell’amore, ieri come oggi, è fatto per essere donato e l’accoglierlo diventa percezione sensibile, racconta anche al buio della presenza di chi ha accolto. Tuttavia può essere usato per dominare, catturare l’altro, può indicare eccentricità o desiderio di dominio.
         Comprendo che ai più il Libro sacro dei cristiani appare come una favola e nel mentre quotidianamente mi rendo conto che molta gente, la quale crede di avere rigore scientifico e pragmatico nel proprio pensiero, di fatto si affida alle favole.
          Qualche settimana fa ho preso parte come relatore ad una convention sul benessere in questa vita ed oltre questa vita. Il relatore con cui ho avuto un acceso dibattimento per tutti e due i giorni proponeva pseudo verità attingendo a stralci di fisica, psicologia, cristianesimo o buddismo, un cocktail sincretista che sviliva l’umana ragione e pretendeva, tipico approccio del movimento del potenziale umano, di sorprendere con verità suggestive. È proprio vero, l’umanità del nostro tempo ha bisogno di lasciarsi sorprendere per ritrovare una prospettiva nuova nella propria esistenza, paradossale mi pare cercare questa novità nel sensazionale da cui lasciarsi suggestionare.
           Oggi ci viene raccontata la pagina di Giovanni 12, 1- 11. Ci troviamo nuovamente nella casa di Betania ove Gesù è solito ritrovare una famiglia di amici: Lazzaro, Maria e Marta. Poco prima in quel luogo era avvenuto un fatto singolare: Lazzaro ormai morto da giorni era stato chiamato alla vita da Gesù. Quell’andare incontro all’amico per restituirgli vita era diventato il motivo della sua condanna a morte come a dire che chi mostra la via per uscire dalle situazione di morte è motivo di scandalo. In modo analogo oggi chi si adopera per denunciare azioni di schiavizzazione dell’essere umano, viene tagliato fuori e magari ucciso si pensi a fenomeni quali: la pesantezza del nostro sistema burocratico volto a mantenere equilibri di potere, le remunerazioni di politici che cercano di iper-tassare la cittadinanza, l’induzione al gioco attraverso la legalizzazione dell’azzardo, i traffici di rifiuti speciali…
            Gesù ritorna in quella casa che è uscita dall’esperienza di morte e che ha accolto l’invito alla vita. Lì mangia con loro, il banchetto è il luogo della vita e questa è espressa dalla comunione tra i commensali. Vivere equivale a stare in comunione, e questa comunione viene espressa da due azioni: il servizio di Marta, l’adoperarsi affinché l’altro possa avere nutrimento, e il dono singolare di Maria.
           Quel profumo, il nardo, veniva prodotto in India, ad oriente. Estratto dalle radici di fiori che crescono ad altitudini elevate. È prezioso perché è raro non è qualcosa di superficiale ma di profondo. Il gesto che compie Maria è di profonda intimità, lava i piedi e li asciuga con i capelli. È permesso alla sposa, è un gesto che non esprime schiavitù ma relazione d’amore, proprio perché è frutto del dono.
           Maria sta proponendo la relazione sponsale propria della Pasqua. Come a Cana il primo segno, il vino buono, mostrava l’essenza dello sposalizio ora il profumo di vero nardo mostra il compimento dello sposalizio. L’immagine nuziale è quella che attraversa tutta la Scrittura per esprimere il rapporto tra Dio e l’umanità, ed è per questo che per i cristiani il matrimonio è sacramento, manifestazione visibile dell’unione tra Dio e l’umanità.
La casa si riempì di odore, è lo stesso verbo che esprime il compiersi. C’è una pienezza che viene dal compimento di una missione. Ciascuno di noi trova pienezza dentro di sé nella misura in cui compie la sua missione di vita. Qua viene indicata la missione che spetta ad ognuno: sprecarsi!
              Sprecare significa non avere misura, in questo caso non controllare il proprio donarsi. Ciò non significa andare in iperstress a motivo del continuo ed affannoso lavoro o del prodigarsi per l’altro. Significa fare gratuitamente per l’altro, mossi dall’amore, è l’amore a non avere limite se è tale.
            Maria sta donando a Gesù, non si sta rivolgendo a Lui per ricevere. È questo il passaggio straordinario di della pagina del Vangelo di oggi, esprime il significato della Comunione. L’Amore può vivere dove è amato, significa permettere la nascita di Dio nella storia dell’umanità. Questo gesto anticipa quello che Gesù mostrerà sulla Croce o, ancor prima, durante la lavanda dei piedi. Il dono totale di sé e che abbisogna di essere accolto dal credente.
             Giuda con il suo ragionamento si oppone a questo gesto, lui tiene cassa per appropriarsi di essa. Ciò che siamo ed abbiamo, può diventare dono per l’altro oppure oggetto di appropriazione che si tramuta in conquista.
              La risposta di Gesù è di lasciarle custodire il dono. Apparentemente è una indicazione distonica, di fatto lei non ha custodito ma ha sciupato, ed è proprio questo il punto: la custodia equivale al lasciare vivere, come chi, nella parabola dei talenti, è chiamato a fare fruttare ciò che ha ricevuto e non a nasconderlo gelosamente. Custodisce chi dona e, ancora, custodire è termine che rimanda all’osservare cioè all’obbedire. Osservo la Legge del Vangelo se la vivo, e tale Regola è l’Amore.
               Caino aveva fatto una domanda terribile: sono forse io custode di mio fratello? Lui non sentendosi custode lo aveva ucciso. Custode è chi dona vita, ma affinché ciò avvenga bisogna sprecarsi.  Trameranno poi di uccidere Gesù, c’è chi non regge questa pienezza di profumo che riempie ogni cosa. Mi torna in mente la testimonianza di vita lasciata da don Pino Puglisi nella nostra Palermo. C’è chi non ha retto il suo profumo d’amore per la gente degradata di Brancaccio, per quanti erano in balìa del malavitoso di turno che pretendeva di potere dominare sulla vita altrui.
               Oggi come duemila anni fa don Pino ha mostrato quanto importante sia lo sprecarsi per dare vita e come questo generi vita malgrado la folle pretesa di soffocare il profumo dell’amore. Sì, quella logica si affida ad una favola illusoria: quella di potere soffocare il Bene.

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