E' ora di rispondere

by Mauro 8. gennaio 2013 22:00

      Sono trascorsi vent’anni dall’efferato omicidio di Beppe Alfano a Barcellona Pozzo di Gotto.

       Il cronista de “La Sicilia” ucciso perché scriveva, scriveva raccontando i fatti che attraversavano la sua città mentre in tanti facevan finta di niente. Scrive Sonia, la figlia, nel suo libro “La zona d’ombra” di come l’omicidio fosse già stato annunziato, un’offerta in denaro per non scrivere più sull’Aias altrimenti … 

       Il resto è cronaca dei rotocalchi, lui chiaramente non ha accettato di vendersi, tacere avrebbe comportato, comunque, il morire. L’associazione di assistenza ai disabili di Milazzo era stata oggetto di diversi articoli firmati da Beppe, insieme ad altre denunce riferiti agli illeciti di Cosa nostra, nel mentre che proprio a Barcellona il latitante Nitto Santapaola aveva il suo rifugio. Il mandante, il boss Giuseppe Gulotti, faceva parte di un circolo culturale ove v’erano anche personaggi di spicco della politica e dell’imprenditoria locale. More...

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Auguri di Natale

by Mauro 22. dicembre 2012 23:00

       Stamane durante la recita scolastica mio nipote Simone ha declamato i versi di una poesia da lui scritta e dal titolo “Non piangere”.
      Dai suoi dieci anni di età ha colto, per esperienza diretta, l’intensità della vita che ineluttabilmente è attraversata dal pianto, dalla tristezza così come dalla gioia e dalla pace propria dell’esserci.
      Quei versi,  espressione del suo amore per le persone care, mi hanno rimandato alla essenzialità della vita che è Dono per tutti, dono che si esperisce in modo particolare nell’amore e che rimane prezioso in ogni suo attimo.
      Mi tornano in mente, a proposito, le parole di un ritornello della canzone di Battiato “Quand’ero giovane” che recita così: “Vivere è un dono che ci ha dato il cielo”. Si, la vita rimane attraverso (e non “nonostante”) tutto, un’occasione unica data a ciascuno di noi ed elargita in totale gratuità.
      La ricorrenza del Natale ha proprio questa connotazione, è una festa religiosa che da colore alla vita proprio per il significato che porta, mai traducibile in quegli scevri sms che come delle filastrocche vorrebbero imbrigliare il Mistero in una sorta di buonismo di circostanza; e ancor meno riducibile all’atmosfera folcloristica che pare offuscarne il significato profondo proprio perché piegata alla logica dei consumi e delle apparenze.
          Ben altra cosa è l’esperienza del Natale e per porgerci sensatamente gli auguri sarebbe necessario condividerne appieno il senso e l’origine.
         È l’augurio di stupore, quello che colse Maria dopo l’annunzio dell’angelo. Lo stupore di chi con tutta verità si riconosce persona comune e non straordinaria e, proprio per questo, straordinariamente guardata da Dio. Lui le rivolge la sua parola, le chiede di potere condividere un progetto di vita e d’amore. Con ciò non le assicura una vita facile, un patrimonio in banca o una villa con piscina, una vita calcolata insomma. È lo stupore di chi si apre alla vita non per appropriarsene ma per conoscerla, per divenirne parte e creare storia.More...

Fede è accettare di perdere l'equilibrio precedente

by Mauro 20. dicembre 2012 14:00

      Quello che la Comunità cristiana medita nella quarta domenica di Avvento, è il Vangelo dell’Incontro. Così intitolerei la mirabile pagina del primo capitolo del Vangelo secondo Luca in cui viene descritta la visita di Maria ad Elisabetta.
             Mi rendo conto di come ogni incontro è dato dal desiderio di visitare l’altro e cioè di non rimanere chiusi in se stessi. Comprendiamo come questo diventi un’esperienza necessaria per Maria, un modo per esprimere il dono appena ricevuto. È vero il concepimento non basta, così come non basta alla fede l’avere fatto esperienza della misericordia di Dio. La fede per essere nutrita, per rimanere viva ha bisogno di una esperienza continuata e il terreno fertile per mantenerla tale è proprio il cuore dell’uomo.
            Ogni persona può scegliere di chiudere il proprio cuore e di appropriarsi del dono ricevuto, può decidere di pensare solo a se stessa. Potremmo dire che si tratta di una possibilità fisiologica, come a dire: da solo mi prendo cura di me e salvo la mia vita. Comprendo che molte esperienze di chiusura del cuore siano conseguenti a grandi ferite, come se si perdesse la fiducia nell’uomo. Proprio per questo la relazione con Dio permette di mantenere viva la relazione con il prossimo, l’apertura all’altro nonostante tutto.
             Maria si mette in cammino, è prima tra i credenti perché intuisce fin da subito che la fede in Dio ha come immediata conseguenza il muoversi per nuove vie. È necessario un passaggio successivo che probabilmente dura tutta quanta la vita: il farsi avanti per raggiungere l’altro.
             Comprendiamo in quest’orizzonte l’identità missionaria propria della Chiesa. È inconcepibile una Comunità che si chiude credendosi bastante a se stessa, ciò ne provocherebbe la morte per estinzione. Maria nel muoversi verso Elisabetta, nel lasciare il luogo di prima ove è stata toccata dalla Parola di Dio mostra come l’esperienza cristiana è esperienza storica, descrivibile solo a partire dalla propria storia e non, semplicemente, contemplando la storia altrui.

           Molte meditazioni, lectio spirituali, spesso assumono un carattere descrittivo del Mistero che in realtà permane fuori di noi, non torna ad essere esperienza viva attraverso di noi. Maria permette l’incarnazione perché incarna la Parola, permette a quella Parola di dire qualcosa alla sua vita ed è per questo che si smuove, lascia la sicurezza di prima. Interessante notare a proposito che si tratti di un muoversi per servire, è intuibile visto che l’evangelista annota che Elisabetta era al sesto mese di gravidanza. Un tempo delicato per una donna gravida, un tempo in cui ha bisogno che altri si prendano cura di lei. More...

Psicoterapia e processi di trasformazione: la SSPIG fa Cultura

by Mauro 15. dicembre 2012 19:39

        Il primo gruppo di psicoterapeuti della Scuola palermitana SSPIG conclude oggi la formazione quadriennale. È un evento significativo per la nostra Città così come per tutta la Regione siciliana che ha da pochi anni  accolto, nel centro storico di Ballarò, l’officina maieutica e relazionale (così definirei la bottega ove si impara l’arte della psicoterapia) di Analisi Transazionale.
         Attraverso la cultura passano i processi di cambiamento e di trasformazione sociale e l’essere umano è portatore di “cultura” nella misura in cui può riconoscersi e rispecchiarsi nell’appartenenza ad un gruppo. Ora se da un lato la cultura è da intendersi quale attività per coltivare l’animo umano e l’orientamento che porta, dall’altro è da intendersi come insieme dei costumi, credenze, ideali proprie dell’uomo in quanto membro di una società, non solo.
         Le teorie psicoterapiche, a mio avviso, esercitano un particolare influsso nel sostenere i processi culturali, e l’Analisi Transazionale assume una significativa rilevanza nel contribuire a questa opera di crescita e di maturazione individuale e collettiva.      
          Come ho già descritto in diversi post precedenti, è un approccio umanistico che, pertanto, vede l’esistenza di ogni persona quale dono gratuito e dono da esprimere. L’uomo è visto capace di realizzazione, di progettazione per giungere ad una meta esistenziale, bisognoso di relazione così come di conoscere ed esprimersi, di dare significato alle cose e agli accadimenti della vita.
          Equivale a vedere la persona permettendole di mostrarsi, di rivelare se stessa anche se questa auto-rivelazione passa attraverso lo spettro del dolore o l’integrazione di un vissuto fino ad allora misconosciuto. Non si tratta di fare diagnosi (dia-gnosis, "conoscere attraverso") secondo schemi pre-determinati, ma di restituire all’umano la dignità dell’esserci nel “qui e ora” terapeutico, attraverso la relazione che man mano si va costruendo tra le persone coinvolte. More...

Dio può parlare se ci riconosciamo precari della vita

by Mauro 8. dicembre 2012 23:00

            In questa seconda domenica di Avvento meditiamo la necessità del cammino nella vita, ciascuno si sperimenta precario e bisognoso di risposte nella sua esistenza e la vicenda di Giovanni Battista viene a mostrarlo nella sua interezza.
           Partiamo dalla cornice del  Vangelo (Lc 3, 1-6) proposto oggi, esso riporta un elenco di nomi. Viene mostrato un indice storico ben preciso, come a dire che la vita e l’incontro con Dio è cosa molto concreta e non idilliaca (nel senso di fuga dalla realtà). La storia di un uomo, Giovanni, che appartiene ad un popolo, la storia di un popolo che è dominato da un altro popolo, i romani. Ed è di loro, dei potenti che inizialmente si parla. Il colpo di scena sta nel fatto che proprio quando tanti danno mostra del loro potere, ruoli e gerarchie che indicano il potere umano, Dio da nome a un bimbo che apparentemente non ha “titoli” per stare nella storia. Dio sceglie un uomo che non rappresenta questi “grandi” della terra, è un “piccolo”, si rivolge a lui e parla attraverso di lui.
       Dio disorienta perché non segue i “programmi ben ordinati”, e questo non per complicare le cose ma per restituire dignità e autenticità alla storia, che noi umani corriamo spesso il rischio di edulcorare, imprigionare. More...

Il Tempo impaziente

by Mauro 3. dicembre 2012 21:34

        "Celebrare l'Avvento, significa saper attendere, e l'attendere è un'arte che, il nostro tempo impaziente, ha dimenticato.

        Il nostro tempo vorrebbe cogliere il frutto appena il germoglio è piantato; così, gli occhi avidi, sono ingannati in continuazione, perché il frutto, all'apparenza così bello, al suo interno è ancora aspro, e, mani impietose, gettano via, ciò che le ha deluse.

        Chi non conosce l'aspra beatitudine dell'attesa, che è mancanza di ciò che si spera, non sperimenterà mai, nella sua interezza, la benedizione dell'adempimento".

        Questa citazione di Dietrich Bonhoeffer, dal Sermone sulla I domenica di Avvento, del 2 dicembre 1928, ci mostra il senso liturgico dell'Avvento nella esperienza della Chiesa.

        È un rimando a vivere il tempo presente, per alcuni Dio appartiene al passato e per altri appartiene al futuro, per i cristiani Dio appartiene al presente. In realtà il passato è un ricordo nel presente, il futuro è un’intuizione del presente. Non è pensabile che l’eternità viene dopo il tempo: o siamo già nell’eternità o questa non è pensabile!   Ognuno dispone dell’unicità del momento che vive, ogni istante della vita è occasione ed è per questo che siamo chiamati alla scelta nel presente.
        Se non siamo consapevoli della nostra unicità, perdiamo l’occasione di quello che solo noi possiamo realizzare, la nostra parte spetta solo a noi e non è sostituibile da altri.
         Il mondo ebraico ebbe a nominare Dio per la prima volta attraverso il tetragramma che esprime un significato così traducibile “Io sono qui colui che sono qui”. Ancora oggi nel mondo orientale l’identità di Dio è espressa indicando ciò che è tangibile e da cui la realtà non può separarsi, Dio è così riconosciuto in ogni cosa buona. Le categorie filosofiche usate in occidente ci hanno fatto dire dell’identità di Dio come di chi è “totalmente altro, inafferrabile, irraggiungibile ”, in questo modo si è percepita la distanza e questa ne ha mostrato la grandezza.

         In realtà e la teologia post-conciliare lo ha mostrato, è impensabile parlare del Dio cristiano come il “totalmente altro”, piuttosto è necessario coglierlo a partire dall’evento dell’Incarnazione in cui Lui si è reso “tremendamente vicino”. More...

La Comunione cambierà il mondo

by Mauro 13. novembre 2012 12:00

       Ricordo con nostalgia e commozione, quella che carica la vita di speranza, le parole che in quel lontano ed al contempo sempre presente, 9 maggio 1993 nella Valle dei Templi, Giovanni Paolo II° ha rivolto ai tanti giovani che eravamo lì e, attraverso di noi, a tutto il popolo che abita questa nostra terra di Sicilia.
        Parole franche e spontanee, frutto di un ascolto profondo della storia nostra e della ricerca che ciascuno dei presenti viveva.

        Così il Papa ebbe ad esprimersi con forte tempra: “Che sia concordia in questa vostra terra. Concordia: senza morti, senza assassinati, senza paure senza minacce, senza vittime. Che sia concordia!

        Questa concordia, questa pace a cui aspira ogni popolo ed ogni persona umana, ed ogni famiglia, dopo tanti tempi di sofferenze. Avete finalmente un diritto a vivere nella pace. I colpevoli che portano sulle loro coscienze tante vittime umane debbono capire che non si permette di uccidere degli innocenti.

       Dio ha detto una volta: Non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, qualsiasi mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio.
       Questo popolo siciliano è un popolo talmente attaccato alla vita, che dà la vita. Non può sempre vivere sotto la pressione di una civiltà contraria, di una civiltà della morte. Qui ci vuole una civiltà della vita. Nel nome di Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che è Via, Verità e Vita, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!”
        Convertirsi è dare direzione alla propria vita, spendersi per un valore aggiunto che non è il mero appagare se stessi ma cercare il Bene, quello comune, quello che si scopre comprendendo la propria vita come dono. More...

Andare oltre i contenuti espliciti: ossia Ascolto Attivo

by Mauro 18. ottobre 2012 09:29

            Se di Dio la Scrittura può dire “In principio è la Parola” dell’uomo in modo analogo si può affermare “In principio è l’Ascolto”.
            L’essere umano entra nella storia ascoltando la presenza di chi si prende cura di lui. Un neonato è attento alla presenza altrui, impara a conoscersi in base alla vicinanza dell'altro, misura il tempo in rapporto alla mancanza e alla capacità di sostenerla per periodi sempre più prolungati, in ogni caso attiva tutta la sua sensorialità che lo rende capace di ascolto a 360°.
            Ascoltare è ben più che il semplice "sentire", piuttosto significa comprendere i messaggi inviati dall’interlocutore, il suo modo di pensare, i suoi punti di vista. C’è un vissuto che la persona trasmette che va al di là del mero contenuto di ciò che dice.
            In effetti si può parlare di un ascolto che passa attraverso diversi canali sensoriali. Schulz von Thun, parla di un ascolto a quattro orecchie definendo le varie dimensioni nel quadrato della comunicazione. In realtà già Paul Watzlawick  venti anni prima, nel 1967, aveva evidenziato la componente relazionale che supera, per rilevanza, il contenuto stesso. More...

Prestare attenzione: Laboratorio per Operatori CdA

by Mauro 15. ottobre 2012 09:00

         L’ascolto inizia con l’Accoglienza ed il Prestare attenzione. Io non posso ascoltare se prima non ho fatto spazio dentro di me, se non mi sono preparato ascoltando i miei vissuti e decidendo di dare spazio all’altro che è fuori di me.

         La Caritas assume un modello teologico per darsi un metodo pastorale. Fa riferimento all’agire di Dio, così come è descritto nel libro dell’Esodo, secondo tre passaggi:  “Ho udito il grido del  mio popolo” (Es 3, 7); “Ho osservato la sua miseria” (ES 3, 7); “Sono sceso per liberarlo”(Es 3, 8). Da qui il paradigma di intervento proprio della Caritas: ascolto – osservazione - discernimento.
         Dobbiamo tenere presente che ciò è possibile perché a principio Dio fa spazio dentro di sé, l’ACCOGLIENZA ha il primato su ogni tipo di intervento.
         Decliniamo l’Accoglienza con due aspetti di particolare rilievo: il preparare uno spazio adeguato e il prestare attenzione. More...

L'arte dell'Ascolto: formazione per CdA

by Mauro 13. ottobre 2012 20:35

             Acquisire competenze nella relazione d’aiuto per accogliere ed accompagnare centinaia di persone che ogni giorno arrivano alle porte delle Caritas parrocchiali è stato il tema che oggi abbiamo trattato a Marsala, a principio del Laboratorio formativo per gli operatori dei Centri di Ascolto della Diocesi di Mazara del Vallo. Un percorso di accompagnamento che durerà fino a novembre e che è rivolto a più di sessanta operatori.
         Tengo a precisare come l’opera dei Centri di Ascolto Caritas, distribuiti nel territorio, in modo capillare attraverso le parrocchie, costituisce oggi una grande risorsa che corrobora il tessuto di azioni sociali a favore dei cittadini che attraversano un particolare disagio. Un servizio che a mio avviso dovrebbe essere tenuto in debita considerazione da chi mappa la rete delle risorse di un territorio in vista di una fattiva cooperazione.
Ma cosa è un CENTRO DI ASCOLTO? Ricordo ancora  quando nel 1992 a Monreale abbiamo aperto il primo Centro di Ascolto cittadino, eravamo in quaranta operatori, e le persone che partecipavano alle campagne di sensibilizzazione ci chiedevano: siete un nuovo telefono azzurro? Distribuite spesa? Date buoni pasti? E noi cercavamo di far comprendere agli astanti l’importanza di un servizio basilare: l’ASCOLTO. More...

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