Disturbo compulsivo o dipendenza? Il Gioco d'Azzardo Patologico

by Mauro 17. agosto 2013 17:55

       Ricorderemo in tanti di come i nostri nonni al pomeriggio si recavano al circolo per giocare a carte considerando di potere vincere o perdere le mille lire. Oggi troviamo molti pensionati estasiati innanzi una slot o alle luci di uno schermo ove stanno per essere mostrati i numeri del bingo appena estratti. Parlare di Nuove dipendenze o New Additctions è estremamente importante proprio perché se ne parla davvero poco sminuendo, così, la portata del fenomeno sociale.
        La questione delle Nuove Dipendenze è oggetto di riflessione in continuo sviluppo all’interno della Comunità di ricerca clinica. Si fa riferimento ad un abuso che non è legato ad una sostanza chimica ma ad un comportamento o un’attività.
        Anche la clinica psichiatrica ha dato riconoscimento ufficiale soltanto alla dipendenza dal gioco d’azzardo classificandola nel DSM IV all’interno della categoria dei Disturbi del Controllo degli Impulsi. La ricerca attuale mostra una elevata correlazione tra gioco ed impulsività, ma non è ancora riuscita a spiegare la natura di questo rapporto e come esso funzioni. Se cioè l’impulsività sia legata direttamente al comportamento di gioco o alla presenza di una psicopatia sottostante.More...

Il delirio è frutto di una eccessiva rigidità o labilità /2

by Mauro 12. agosto 2013 15:50

        “Credevo che per i miei colleghi il mio lavoro fosse indispensabile ed invece ho scoperto che hanno accolto con gioia il mio trasferimento in un altro ufficio!” Una persona con una certa elasticità di pensiero prenderebbe atto di questa realtà, magari restandone delusa, accetterebbe che per i colleghi non è indispensabile e che anzi loro preferirebbero un altro collaboratore.
       La persona paranoica invece non accetterebbe questa invalidazione di ciò che credeva, non ammetterebbe alternative al suo pensarsi “indispensabile per i colleghi”, per cui inizia a delirare. L’ingresso nel delirio è graduale, a principio l’individuo sperimenta un certo disorientamento, stupore e confusione, la realtà inizia ad apparire minacciosa. Per far fronte a questo umore predelirante irrigidisce lo schema di pensiero per trovare una coerenza interna ridefinendo i dati di realtà appena percepiti “i miei colleghi sono contenti del mio trasferimento”. Viene elaborato così un sistema delirante in cui l’esperienza, anche quella successiva, viene organizzata attorno ad un’idea centrale: “hanno paura di essere licenziati perché non si sentono in grado di competere con le mie capacità”.
          Nel paranoico il delirio è il sintomo fondamentale invece nello schizofrenico è uno dei tanti sintomi.More...

Il delirio, unica spiegazione possibile!

by Mauro 8. agosto 2013 16:30

           Perché alcune persone mantengono le loro credenze malgrado le ripetute disconferme avute dal confronto con la realtà?
           Ci occupiamo oggi della dimensione delirante, quella che nella nosografia psichiatrica distingue i “folli” dai “sani”. Il 13 maggio 1978 la Legge Basaglia stabilì la chiusura dei manicomi e l’istituzione dei servizi di igiene mentale pubblici, ciò rese possibile l’osservazione della malattia mentale nel contesto ove era stata generata.

          La persona venne così ricollocata in una dimensione spazio/temporale che l’istituzionalizzazione aveva appiattito. Significò restituire alla clinica la capacità di comprendere i significati, i processi in atto nel soggetto in trattamento, e collocare la malattia mentale all’interno di un continuum sano/malato accorciando le distanze con chi veniva recluso More...

Per guardare oltre

by Mauro 4. agosto 2013 15:04

      Continua la nostra riflessione avviata su http://www.larelazionechecura.it/post/Vedere-in-controluce.aspx  in merito al rapporto luce/ombra nell’esperienza umana.
            Democrito nel terzo secolo affermava che “la parola è l'ombra dell'azione”, come a dire che l’azione dà luce alla parola. In effetti è storia di tutti i giorni, soprattutto nel nostro tempo, ascoltare tante parole che sono ombre senza luce, mero flatus vocis che non ha una corrispondenza nella realtà. More...

Tre giorni dopo. Giffoni Film Festival/3

by Mauro 26. luglio 2013 19:10

   Oggi con i ragazzi di Iammonline abbiamo intervistato il regista e parte degli attori del film Tre giorni dopo. Commedia italiana ideata dal regista Daniele Grassetti che insieme al cast è stato capace di mantenere un tono di leggerezza coniugando l’umorismo con aspetti profondi della vita quotidiana di un giovane.

       Ambientata in un popolare quartiere romano, il Pigneto, la commedia ruota attorno all’amicizia di tre coinquilini che si sostengono a vicenda nell’affrontare difficoltà quotidiane permettendoci di guardare quel mondo con i loro occhi.More...

I guaritori feriti e la poesia della vita

by Mauro 4. giugno 2013 22:15

       L’immagine del “guaritore ferito” esprime bene la vita del terapeuta. Lui è un essere umano così come il paziente che ogni settimana una o più volte valica la soglia del suo studio, un luogo in cui il malessere e la sofferenza viene elaborata prima di tornare a sprigionare la vita. Parliamo di processi e non di attimi, gli insight sono frutto di un lungo percorso ove sovente si ha la sensazione di girare a vuoto, di non andare oltre. Un percorso la cui efficacia è data in parte, 50%, dallo strumento umano: il corpo vissuto!
        In terapia è quanto mai importante la risonanza emotiva del terapeuta, il corpo del terapeuta è cassa di risonanza del vissuto del paziente. Non c’è conoscenza terapeutica, inizio di una relazione terapeutica se il terapeuta non entra in empatia con la persona che ha innanzi.
        Questa prospettiva si scontra con il paradigma teorico che regge la mens filosofica propria dell’uomo moderno. Il nostro è il tempo del calcolo, tutto viene quantificato proprio perché il criterio è l’utilità. Se posso misurare una cosa posso verificarne la convenienza, e in questo la corporeità, intesa come vissuto soggettivo, costituisce un ostacolo.More...

I disturbi emotivi alla luce del modello di Jacqui Lee Schiff (2)

by Mauro 1. giugno 2013 12:00

   Per stabilire una relazione simbiotica l’individuo ricorre a quattro stili comportamenti passivi e a meccanismi interni.
    Comportamenti passivi sono:
- Astensione: utilizza l’energia non per rispondere agli stimoli ma per inibire la risposta ed il pensiero.
- Iperadattamento: accetta la meta altrui, cerca di compiacere in quanto vede nell’altro una figura genitoriale migliore di lui. Si carica della responsabilità di comprendere e rispondere ai bisogni altrui.
- Agitazione: la persona accumula energia per evitare comportamenti incontrollati, cerca l’attività per ridurre la tensione interna. L’intervento terapeutico in questo caso dovrebbe partire dal GA del terapeuta per favorire l’iperadattamento e modellare il prendersi cura della proprie emozioni. Per cui l’obiettivo è quello di energizzare il GA dell’individuo per poi energizzare il suo A (che non può essere energizzato quando la persona è agitata). L’individuo man mano che diventa consapevole si convincerà che non è necessario agitarsi e che può funzionare in modo adeguato anche quando prova sensazioni spiacevoli.More...

I disturbi emotivi alla luce del modello di Jacqui Lee Schiff (1)

by Mauro 31. maggio 2013 23:48

       Comportamenti passivi, Giochi, Racket o altri disturbi emotivi sono comportamenti appresi durante l’infanzia quando il bambino decide di trovare una mediazione tra la soddisfazione dei propri bisogni e le richieste del mondo adulto. Nel post precedente facevamo riferimento a come il bambino possa imparare ad esprimere un’emozione sostitutiva quando l’emozione autentica non è riconosciuta dalle figure genitoriali. Quando questa esperienza è protratta nel tempo il bambino finirà col decidere che è bene ad esempio “non esprimere i propri bisogni ed accogliere solo quello che viene offerto”, simile decisione viene registrata dal G1 quale decisione di copione e, di conseguenza, viene ad integrare il piano di vita della persona.
         Tali comportamenti appresi derivano da relazioni simbiotiche non risolte, la persona non è pienamente reattiva di fronte agli stimoli ma adotta comportamenti passivi svalutando sentimenti e pensieri e compromettendo l’azione.
           Nella relazione simbiotica due o più persone si comportano come se fossero un unicum, nessuno energizza appieno i propri stati dell’Io. Se da un lato la simbiosi è da ritenersi “normale” nel rapporto genitori-figli fino a quando questi non diventano sufficientemente autonomi, dall’altro diventa patologica quando interferisce con lo sviluppo della spontaneità, della intimità e della consapevolezza, ossia quando interferisce con la sopravvivenza (non vengono usate tutte le abilità) e la gratificazione (non si è liberi di vivere indipendentemente le proprie emozioni).More...

Guarigione ossia uscire dal Copione: il concetto di Cura nell'Analisi Transazionale (5)

by Mauro 30. maggio 2013 19:40

       Berne (1986) parla di “miglioramento” per esprimere ciò che permette di stare meglio, invece si riferisce al termine “cura” per indicare ciò che favorisce la riattivazione dello sviluppo interrotto a motivo di decisioni copionali che hanno mantenuto posizioni esistenziali svalutanti.

       La guarigione comporta, pertanto, l’uscire dal copione disfunzionale attraverso scelte (controcopionali) volte al proprio benessere. 
         Inizialmente Berne (1961) definisce il copione quale derivato del transfert cioè come “un adattamento di reazioni ed esperienze infantili. Intendendo, cioè,  il tentativo di ripetere in forma derivata un intero dramma transferenziale”. Successivamente parlò del copione definendolo come “un piano di vita che si basa su una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli avvenimenti successivi, e che culmina in una scelta decisiva” (Berne, 2011). Tale strategia comportamentale viene alimentata e rinforzata dai comportamenti verbali e non verbali dei genitori, attraverso messaggi ingiuntivi e controingiuntivi. Da adulto, pertanto, l’individuo che mette in scena il proprio copione, si comporta più o meno consapevolmente in modo da rivivere emozioni antiche ed intense.
        Fino a quando il copione consente di far fronte ai compiti evolutivi, l’individuo mantiene un equilibrio psichico che lo fa vivere serenamente; quando invece le strategie consolidate non sono più rispondenti ai bisogni della nuova fase di vita, nasce il disagio psichico e nei casi più gravi si può arrivare alla psicopatologia, per cui occorre un cambiamento definito “ridecisione”.
        Dal punto di vista operativo il copione si presenta come un insieme di transazioni che tendono a ripetersi, la persona mantiene la decisione di copione proprio perché in definitiva questa risponde fino a quel momento al suo bisogno di programmazione di vita ed entrerà in crisi quando non sarà più funzionale a soddisfare i propri bisogni.
        Per comprendere come la persona si attiva per mantenere le sue convinzioni di copione bisogna tenere conto delle emozioni parassite e del sistema di racket. More...

Il conflitto che diventa Impasse: i tre gradi di Impasse secondo l'Analisi Transazionale (4)

by Mauro 30. maggio 2013 13:55

    Il percorso psicoterapico favorisce lo sviluppo di comportamenti funzionali al benessere della persona, sovente questo passaggio abbisogna di nuove decisioni, l’individuo cioè ridecide con il suo B cambiando quanto aveva deciso precedentemente con lo stesso B.
          Mostravamo già nel post precedente come l’individuo possa vivere dei conflitti tra i diversi stati dell’Io, quando ne ha consapevolezza può cercare di gestirlo con il suo A oppure può entrare in uno stato di impasse.
         L’impasse, secondo i Goulding (1983) procura una doppia contaminazione in cui il polo Genitoriale da un messaggio di copione ed il polo Bambino corrisponde ad una fissazione infantile in base al messaggio di copione (Novellino, 1998). Si crea così uno stato di blocco dovuto a due spinte opposte:More...

Month List

RecentPosts